Cronache

Ecco perché il viaggio al mare è diventato un vero "incubo"

Tre ore di ritardo e nessun distanziamento sociale tra i passeggeri. Il viaggio al mare si è trasformato in un incubo

Ecco perché il viaggio al mare è diventato un vero "incubo"

Moltissimi i torinesi partiti da Torino per raggiungere le tanto sognate località marine della Liguria. Ieri sera, domenica 28 giugno, il viaggio di ritorno si è però trasformato in un vero e proprio incubo, con treni soppressi e ore di ritardo. Del distanziamento sociale neanche a parlarne, troppi i passeggeri ammassati come sardine che cercavano di fare ritorno alle proprie abitazioni.

Viaggio da incubo: ritardi e treni zeppi

Come riporta La Stampa, tra i poveri viaggiatori c’era anche Teresa, 40enne con due figli, che ha raccontato l’incubo vissuto: “Assembramenti di ogni genere, calca, risse, un tizio ubriaco che ad un certo punto ha addirittura provato a darsi fuoco alle bende che gli proteggevano un braccio. Insomma, un viaggio allucinante”. La stazione è quella di Finale Ligure e il treno, in teoria, è quello delle 18.29. In teoria, perché già prima di mettersi in viaggio ha un ritardo di oltre 30 minuti. Dato dal fatto, sembra, che alla stazione di Albenga tre ragazzi hanno fatto a botte facendo quindi bloccare il treno che è poi partito alle 19.22 invece delle 17. Ovviamente anche i convogli seguenti sono slittati creando non pochi problemi.

“Ci siamo resi conto che la situazione era complicata a giudicare dalla presenza di persone sul treno. Ad un certo punto è salita una marea di persone, tutti che spingevano, alcuni avevano la mascherina, altri no. Io ero con una mia amica e i rispettivi figli. Il treno non si decideva a partire” ha continuato Teresa. In più sembra che un uomo abbia tentato di darsi fuoco alle bende. Il personale di Trenitalia forse c’era, ma nessuno comunque sembra essersene accorto. Alla fine, ad Albenga sono stati messi a disposizione due bus sostitutivi. Da sottolineare che la Liguria ha tolto il distanziamento sociale, cosa che però non hanno fatto le regioni confinanti di Piemonte e Lombardia. Alle 21 quindi tutti a bordo dei due pullman, zeppi all’inverosimile. Un viaggio da incubo. Ovviamente tutti, soprattutto i bambini erano stanchissimi. Anche perché l’arrivo previsto era alle 21.10, ma quello effettivo è stato tre ore dopo.

La Liguria ha tolto il distanziamento sociale

Stessa situazione sui treni diretti in Lombardia. Un’unica indicazione: occupare tutti i posti, anche quelli vietati. Un povero controllore cerca inutilmente di tenere sotto controllo la marea di gente, ma è praticamente impossibile. Un’impresa disperata. L’interregionale che ogni domenica sera parte da La Spezia e raggiunge Milano, facendo varie fermate lungo la riviera di Levante, a Camogli è già zeppo. Chi non trova da sedersi è costretto a scendere dal convoglio. Per tutti gli altri il viaggio continua, accumulando ritardi su ritardi a ogni stazione. “Non c'è stata nessuna violazione alla regola del distanziamento” si appresta ad affermare un dipendente di Trenitalia. Da venerdì sera infatti, in Liguria è stata emessa un'ordinanza che toglie il distanziamento sociale su tutti i mezzi pubblici, treni compresi. Tutti i posti a sedere sono quindi utilizzabili, anche se recano ancora il divieto. Troppo poco tempo per rimuoverli tutti.

La richiesta della Regione Piemonte, rimasta inascoltata

Marco Gabusi, l’assessore di Regione Piemonte ai Trasporti, ha spiegato che da settimane è stato chiesto “al governo di intervenire sull’eliminazione del distanziamento fisico a bordo dei treni in modo da tornare ad un’offerta di posti completa ed evitare così i sovraffollamenti che si stanno verificando da quando sono stati aperti i confini regionali”. Da Roma però nessuna risposta, come spesso accade. Così la Regione ha pensato di agire autonomamente. L’unica norma che resisterebbe sarebbe quindi quella dell’uso della mascherina. Ordinanza che il presidente Cirio non vede l’ora di firmare. Anche perché i numeri in Piemonte sono buoni e si spera quindi di ricevere una risposta positiva, in modo da poter utilizzare tutti i posti esistenti. Non è certo la prima volta che le regioni, non ottenendo risposte dal governo, spesso assente, decidono di scegliere autonomamente il da farsi. Anche questa volta “le Regioni sono state lasciate sole e si sono dovute arrangiare creando, loro malgrado, situazioni di disparità come quella dei treni che possono partire pieni dalla Liguria, ma non dal Piemonte o dalla Lombardia.

Sulla questione i Presidenti del Piemonte e della Liguria si sono confrontati in queste ore per superare l’impasse che crea differenziazioni che non dovrebbero esserci tra regioni confinanti”.

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