La tragedia del Mottarone

"Hanno ammesso le loro responsabilità". Ecco chi sono i tre fermati

Tra le persone arrestate anche il gestore dell’impianto. “Sapevano di forchettone e freni, guasto ignorato per soldi”

Chi sono i tre fermati per la tragedia al Mottarone

Tre persone sono state fermate nella notte per la strage della funivia Stresa-Mottarone precipitata domenica scorsa e costata la vita ai 14 passeggeri a bordo. Tra gli arrestati anche il gestore dell’impianto, Luigi Nerini, amministratore della società Ferrovie del Mottarone. Con lui anche l’ingegnere Gabriele Tadini, direttore del servizio ed Enrico Perocchio, caposervizio. Tutti sono stati trasferiti nel carcere a Verbania verso le 4 di questa mattina, mercoledì 26 maggio.

Il forchettone inserito

L'ipotesi di reato nei confronti di Tadini e Perocchio è omicidio colposo aggravato. Le persone poste in arresto hanno ammesso che “il freno non è stato attivato volontariamente” come ha confermato Alberto Cigonani, tenente colonnello dei carabinieri. Nella giornata di ieri la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, era stata ancora molto cauta in proposito. Riguardo la presenza o meno del forchettone che, se inserito, impedisce l’azionamento del freno di emergenza, aveva affermato: "Questo resta ancora nel campo delle ipotesi e dovrà essere accertato dall'esame del reperto". Ma le immagini dei resti della funivia, scattate da Soccorso alpino e vigili del fuoco, sarebbero state fondamentali per arrivare a una svolta nelle indagini. Le foto mostrano infatti la presenza della forchetta in uno dei freni della funivia.

Nella serata di ieri la pm ha ascoltato 7 persone, tutte dipendenti della società che ha in gestione l’impianto. A mezzanotte circa è stato convocato anche Luigi Nerini, titolare dell’azienda. Ad assistere l'imprenditore è arrivato da Milano il suo legale, Pasquale Pantano. In caserma anche l’avvocato Canio Di Milia, ex primo cittadino di Stresa e adesso consigliere comunale, che non si è però trattenuto molto in quanto parte lesa, è infatti amministratore del Comune, e non può avere un ruolo in questa causa. Poco dopo è giunto in caserma l’avvocato Anna Maria Possetti di Domodossola. Secondo quanto si è appreso, l’ipotesi avanzata dagli inquirenti è che la forchetta sia stata volutamente lasciata inserita per evitare blocchi del freno di emergenza, come sarebbe accaduto anche sabato, giorno precedente alla tragedia. "Da quanto ci è stato riferito, sabato pomeriggio la funivia si è fermata e c'è stato un intervento per rimetterla in funzione" aveva reso noto il pm. Secondo l’accusa, il forchettone sarebbe stato lasciato volutamente inserito per evitare il ripetersi di blocchi e non dover quindi interrompere il servizio per la manutenzione in un giorno affollato come domenica. Con perdita di denaro.

Ecco chi sono le 3 persone fermate

Luigi Nerini, 56 anni, è l’amministratore della società Ferrovie del Mottarone. Vive con la moglie e i due figli poco più che 20enni, in una villa a Baveno, ereditata dai nonni. Nerini era consapevole della possibilità di venire iscritto nel registro degli indagati. Il suo legale, l’avvocato Pasquale Pantano, lo aveva avvertito: "Dopo che gli inquirenti avranno sentito i dipendenti, si procederà con l'incidente probatorio". L’imprenditore aveva sempre ripetuto ai carabinieri che la sua società è sempre stata "attentissima al funzionamento e alla manutenzione degli impianti". Proprio per questo, come emerso, aveva stipulato un contratto di assistenza completa con la ditta altoatesina Leitner, dalla quale Nerini acquistò l'80% delle Funivie di Mottarone, poi fusa in Ferrovie. Rilevò in seguito anche il restante 20%. Il nonno paterno e il padre avevano un’azienda di autobus che collegano i vari paesi sul lago. Nerini ha ampliato il business lanciandosi anche nelle funivie.

Con l'imprenditore sono stati fermati anche Enrico Perocchio, classe ’70, caposervizio, e l’ingegnere Gabriele Tadini, direttore del servizio. Le accuse nei loro confronti sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime. In una serie di dichiarazioni uscite oggi su Repubblica, Nerini ha fatto sapere di sentire "tutto il peso del giudizio mediatico"., oltre al dolore straziante per quanto avvenuto. Per il momento è stato emesso un decreto di fermo che dovrà però essere convalidato dopo gli interrogatori della notte. I tre si trovano in carcere, separati l'uno dall'altro.

Come ha confermato Alberto Cigonani, tenente colonnello dei carabinieri, "i tre fermati hanno ammesso la loro responsabilità".

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