Cronache

Stato-mafia, minacce di Riina contro il pm Di Matteo: "Fa la fine del tonno"

Progettava un attentato contro il pubblico ministero. Agli atti del processo una discussione con il boss Lo Russo

Totò Riina nell'aula bunker di Palermo negli anni Novanta
Totò Riina nell'aula bunker di Palermo negli anni Novanta

È da oggi agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia la conversazione in cui Totò Riina progettava lo scorso 16 novembre di uccidere il pm Nino Di Matteo, insieme al capomafia della Sacra corona unita Alberto Lorusso.

"Organizziamola questa cosa! Facciamola grossa e dico non ne parliamo più", dice Riina a Lorusso, spiegando che è stata rinforzata la scorta del pm, che quindi non se ne andrà. E allora "se fosse possibile un'esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari".

"Ti farei diventare il primo tonno". Così Riina irride Di Matteo, il "pubblico ministero di questo processo che mi sta facendo uscire pazzo". Poi aggiunge: "Non devo avere pietà di questi, come loro non hanno pietà".

Riina parla con Lorusso anche della strage in cui morì il giudice Rocco Chinnici, che il 29 luglio nel 1983 saltò in aria all'esplosione di un'ambulanza. "Quello là saluta e se ne saliva nei palazzi - dice al capomafia della Sacra corona unita -. Ma che disgraziato sei, saluti e te ne sali nei palazzi. Minchia e poi è sceso, disgraziato, il Procuratore Generale di Palermo".

Nella conversazione tra Riina e Lorusso, durante un'ora d'aria, un giudizio per nulla tenero anche su Matteo Messina Denaro.

Del boss latitante parla come di uno che "si sente di comandare, ma non si interessa di noi", diversamente da "suo padre", che "era un bravo cristiano".

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