Cronache

Arriva la svolta per il delitto Caccia

In arresto il presunto assassino del procuratore capo di Torino, ucciso nel 1983

Arriva la svolta per il delitto Caccia

Sono passati più di trent'anni dall'omicidio di Bruno Caccia. Era il 1983 quando il procuratore capo di Torino veniva ucciso, ma ora sembra che l'inchiesta sia arrivata a un punto di svolta.

Il lavoro della procura di Milano ha portato all'arresto di uno dei presunti assassini, un uomo di origini calabresi che abitava a Torino, dove era fornario in periferia, e che oggi ha 62 anni. È stato identificato come Rocco Schirripa, secondo La Stampa un "uomo d'azione della famiglia Ursini-Belfiore che governò negli anni Ottanta e Novanta l'universo della criminalità organizzata calabrese".

Caccia fu colpito da 14 proiettili mentre portava a spasso il cane sotto casa, sulla precollina di Torino. Nel 1993 un primo arresto per il delitto. In manette finì Domenico Belfiore, esponente della 'ndrangheta piemontese, che fu poi condannato all'ergastolo come mandante e che lo scorso 15 giugno è stato spostato ai domiciliari per problemi di salute.

All'epoca, il procuratore Caccia stava indaganda su numerosi fatti legati alla malavita calabrese, compresi alcuni sequestri di persona. Arrivarono prima una serie di rivendicazioni, dalle Brigate Rosse, da Prima linea e poi anche dai Nar, in anni in cui scorreva il sangue nel capoluogo piemontese. Poi le indagini si spostarono sulla criminalità organizzata.

A far riaprire il caso la convinzione dell'avvocato Fabio Repici, legale dei Caccia, che nelle indagini ci fossero "ancora troppi buchi". "E' improbabile che Belfiore abbia agito da solo e senza movente", insisteva. E per incastrare Schirripa, su cui già c'erano forti dubbi, la polizia ha utilizzato delle lettere anonime.

La squadra mobile ha inviato un articolo di giornale sul caso, con sopra il nome del presunto omicida, a Schirripa. "Sapevamo che era uno degli uomini di Belfiore - sottolineano i magistrati milanesi titolari dell'inchiesta - dopo l’invio delle lettere anonime abbiamo captato, grazie a una tecnologia molto avanzata, delle intercettazioni fortemente indizianti". Ed è poi scattato l'arresto.

"L'arresto di oggi è un tassello importante per gli sviluppi futuri dell'inchiesta -, ha commentato la figlia di Caccia, Cristina - Ci auguriamo che possa far luce su tutti i risvolti rimasti oscuri".

Commenti