Cronache

In Tribunale viene prima il migrante: cause rinviate al 2022

Il documento della corte di Appello di Bologna: rinviate decine di udienze. La legge prevede la "trattazione prioritaria" delle cause di protezione internazionale dei migranti

In Tribunale viene prima il migrante: cause rinviate al 2022

Una valanga di rinvii in Tribunale, anche di due anni. Arrivederci al 2021. Il motivo? "La trattazione prioritaria per legge delle cause di protezione internazionale". Cioè, prima vengono gli immigrati. Poi tutte le altre cause.

È questo il sunto del decreto datato 22 novembre 2019 e firmato dal presidente della seconda sezione civile della Corte di Appello di Bologna. Un documento che ilGiornale.it ha avuto modo di consultare e che ha attirato l'attenzione di qualche avvocato. Nel testo si legge: "Dato atto che l'incremento della cause di protezione internazionale (conseguente alla assegnazione alla seconda sezione civile della maggior quota del 70% delle sopravvivenze a far data dal 2.05.2018) ha ulteriormente appesantito il già rilevante carico decisorio dei consiglieri della seconda sezione", allora è necessario "il rinvio" delle udienze fissate per il 2, 10 e 17 dicembre 2019. Si tratta di 44 cause. In molti casi il primo grado si era chiuso, pensate, nel lontano 2012. Tra pochi giorni i malcapitati avrebbero avuto la loro udienza, invece nisba: tutto rimandato al 2021, in certi casi anche ad ottobre 2022. Esatto: tra tre anni. Non bastano i già infiniti tempi della giustizia nostrana. Ora ci si mettono pure i migranti.

Va dato atto che la "colpa" di tali rinvii non è del presidente Maria Cristina Salvadori. Per carità. C'è una legge (quella Minniti-Orlando) che garantisce ai ricorsi degli stranieri contro il diniego dell'asilo una sorta di autostrada perché vanno gestiti "in ogni grado in via d'urgenza". "La trattazione prioritaria per legge delle cause di protezione internazionale - si legge infatti nel decreto bolognese - impone inevitabilmente il differimento delle altre numerose cause già fissate per la precisazione delle conclusioni". L'obiettivo era quello di accelerare le decisioni che ingolfano i Tribunali. Ma in questo caso ha prodotto un altra conseguenza: il sorpasso dei migranti e il rinvio delle altre cause.

"Ovviamente i giudici non fanno che attuare le direttive e le norme - dice Galeazzo Bignami, avvocato e deputato di FdI - È chiaro che tuttavia tutto ciò determina un senso di frustrazione in chi si vede passare davanti cause che vengono scaricate su un sistema giustizia già abbastanza sollecitato è stressato". Il problema è importante. "Le cause civili in appello - spiega Bignami - spesso provengono da anni di attesa già trascorsi con conseguenze anche pesanti sulle parti, sia di natura personale che economica. Se si decide di assegnare questi carichi alle corti di appello è necessario rinforzare gli organici".

Il problema non è solo in secondo grado. A gennaio il presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, aveva lanciato l'allarme: un aumento "inatteso" nel 2018 dei ricorsi civili in terzo grado in materia di protezione internazionale (+512,4%). David Ermini, vicepresidente del Csm, parò addirittura di "emergenza". In fondo il sistema è ormai acclarato: l'immigrato sbarca, presenta una domanda di asilo e poi attende di essere convocato dalla Commissione territoriale. Questa lo ascolta, valuta la sua istanza e poi decide: status di rifugiato, protezione sussidiaria o diniego. In caso di bollino rosso, però, lo straniero ha tempo per presentare un ricorso in primo grado. Fino alla riforma del 2017 era possibile presentare ricorso in Appello in caso di sentenza negativa, ora solo in Cassazione. Ma nei Tribunali le istanze dei richiedenti asilo da giudicare sono ancora molte.

E così non resta che rinviare al 2022 i cittadini che attendono giustizia.

Commenti