Coronavirus

Trombosi anomale o impurità? Cosa si cerca nelle fiale di Astrazeneca

L’Ema è al lavoro sui casi sospetti. Intanto sono sempre più i Paesi europei che hanno deciso lo stop momentaneo del vaccino AstraZeneca

Trombosi anomale o impurità? Cosa si cerca nelle fiale di Astrazeneca

Lo stop, seppur momentaneo, all’uso del vaccino di AstraZeneca da parte di numerosi Paesi europei, tra cui l’Italia, potrebbe incidere notevolmente sul prosieguo della campagna di immunizzazione. Per questo è necessario capire in tempi brevi se i casi di trombosi segnalati negli ultimi giorni siano effettivamente legati al farmaco oppure derivino da una drammatica coincidenza temporale.

L'Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, è pronta a fornire una prima risposta il prossimo giovedì. Ma qualche notizia più precisa la si potrebbe conoscere già nelle prossime ore. La stessa Ema ha convocato una conferenza stampa alle 14. L’annuncio è stato fatto dalla Commissione europea. Oggi è, inoltre, cominciata una riunione tecnica per verificare gli effetti del vaccino AstraZeneca dopo i decessi occorsi in alcuni Paesi. Una decisione sull'uso del vaccino è stata annunciata per giovedì. Ma servono dati precisi. Pertanto l’Agenzia ha chiesto ai Paesi membri una lista dettagliata dei casi sospetti avvenuti entro tre settimane dalla somministrazione del vaccino. Per ora, i casi riscontrati sono 30 su 5 milioni di immunizzati con AstraZeneca, una media in linea con i non vaccinati.

Come spiega Repubblica, è un altro l’evento che ha spiazzato gli esperti. In alcuni vaccinati, infatti, è stata riscontrata una sindrome rara e all'apparenza contraddittoria: un calo di piastrine, segnalato anche dall'Ema fra i possibili effetti collaterali dei farmaci, in contemporanea ad una presenza di coaguli del sangue. Una cosa dovrebbe escludere l’altra. Ed invece non è sempre così. "Ci sono casi rari in cui le condizioni compaiono insieme, perché le piastrine vengono quasi tutte reclutate nei trombi", ha spiegato Maurizio Margaglione, genetista dell'università di Foggia e membro della Società italiana per lo studio dell'emostasi e della trombosi.

Un evento raro, quindi. Pare, però, che i casi in Europa siano diversi. La donna di 60 anni morta in Danimarca, tre operatori sanitari ricoverati in Norvegia e un certo numero di soggetti, non è stato fornito il dato preciso, in Germania. Queste persone sono accomunate da un elemento: tutte presentavano la combinazione di piastrine basse e coaguli del sangue. Colpisce, in particolare, il caso tedesco. Fino al primo pomeriggio di ieri le autorità avevano difeso AstraZeneca tanto da annunciare il prosieguo dell’uso di tale farmaco nella campagna di vaccinazione. Poi lo stop. Improvviso ed imprevisto. Forse, trattandosi di una sindrome rara, la statistica deve essere stata sufficiente a convincere le autorità a fare marcia indietro.

Nel nostro Paese tutte le segnalazioni di problemi arrivano all'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, che le analizza su un doppio binario. Da una parte gli esperti ricostruiscono la storia della salute dei pazienti, anche con l'aiuto dei medici personali, e dall'altra, con la cartella clinica o l'autopsia, cercano di definire la diagnosi. Gli accertamenti eseguiti nei vari Paesi confluiscono immediatamente nel database della farmacovigilanza europea e sono comunicate all'Ema.

Ci si chiede come mai i casi di trombosi siano segnalati, ad esempio, in Italia e in Germania mentre in Gran Bretagna, che è più avanti con la campagna di vaccinazione, la situazione è relativamente più tranquilla. Una prima sommaria risposta, sempre secondo Repubblica, ci sarebbe e sarebbe legata all'eta dei vaccinati. Il nostro Paese, come anche altri in Europa, utilizza il vaccino di AstraZeneca sui giovani mentre il Regno Unito usa il farmaco anche negli anziani, una categoria in cui è più difficile notare un segnale di mortalità che spicchi sugli altri.

Se la sindrome rara venisse smentita, evidenzia ancora Repubblica, resterebbero sul tavolo due ipotesi. La prima è la presenza di impurità nelle fiale. I vaccini che usano vettori virali hanno bisogno di processi di purificazione accurati. I controlli compiuti dalle case farmaceutiche e dalle aziende di infialamento sono estremamente rigorosi. Come ulteriore misura di sicurezza è previsto anche che tutte le fiale, prima di essere distribuite sul mercato, siano sottoposte a test finali a campione. La seconda ipotesi è basata su un aspetto più che altro psicologico. Quando un evento avverso legato a un farmaco crea allarme, le segnalazioni si moltiplicano. L'aumento di casi, quindi, potrebbe essere solo percepito. Al momento non vi sono certezze.

Il prossimo giovedì l’Ema potrebbe fornire elementi utili per far luce sul caso. Intanto vi è un aspetto da non trascurare: anche con rassicurazioni le persone decideranno di farsi somministrare il vaccino di AstraZeneca?

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