La nostra collega Lucia Serlenga si è spenta la notte tra martedì e mercoledì all'1.06 all'ospedale San Carlo di Milano, dopo una lunga malattia cui ha tenuto testa, col carattere d'acciaio che l'ha contraddistinta per tutta la vita. Lucia era nata a Canosa di Puglia il 31 gennaio del 1948. Lascia la mamma, Maria, di 92 anni, il fratello Tommaso e la sorella Angela. I funerali si terranno domani alla chiesa S. Ildefonso, in piazza Damiano Chiesa 7 (per gli orari: 02-56819153).
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Noi due per sempre: amiche, complici, colleghe e reciprocamente fan. Abbiamo scritto e firmato in tandem tre libri, due cataloghi, tantissimi articoli e svariati progetti. «Ma come fate?» ci chiedevano in molti e i più maligni aggiungevano che in ordine alfabetico la mia firma viene prima della sua. A noi due in realtà sarebbe piaciuto firmare «Wilkinsons» perché nel mondo della moda ci consideravano le giornaliste bilama: la prima passa e taglia il pelo e la seconda lo estirpa alla radice. Il Direttore non ha voluto saperne ma lei ha notato che rideva sotto i baffi dicendolo. Gli occhi pazzeschi di Lucia Serlenga, azzurri e profondi come due laghi di montagna, notavano tutto. Era così bella questa piccola grande donna nata a Canosa di Puglia il 31 gennaio di un anno che non le piaceva rivelare perché ne dimostrava almeno 15 in meno e c'era sempre il rischio di un commento tipo: «Complimenti, li porti benissimo» come se l'età fosse solo un fardello e non una potente risorsa di consapevolezza, esperienza e libertà. Amava dire come Meryl Streep che, raggiunta una certa età, bisogna smettere di ascoltare tutte le frasi che cominciano con «Devi». Eppure aveva un senso del dovere esagerato, era come schiava del suo rigore, della sua oceanica capacità di rimboccarsi le maniche e fare tutto un attimo prima. «Mi porto avanti» diceva e questo a volte m'irritava: mica facile vivere e lavorare con una donna che è più bella, più saggia, più affidabile ed elegante di te. «Tu sei più leggera» diceva lei alludendo ovviamente alla leggerezza dell'anima che nel suo caso era stata gravata dalla precoce e atroce morte del padre. Lucia si è caricata questo pesante fardello sulle spalle ad appena 9 anni. L'ha depositato l'altro ieri notte, quando ha smesso di soffrire.
È stata coraggiosa, forte e riservata oltre ogni dire: una vera roccia per la sua famiglia, gli amici e i colleghi. Noi due avevamo un profondo sodalizio umano e professionale da 33 anni e 10 giorni esatti. La nostra amicizia è nata la mattina del 9 settembre 1985 a Dusseldorf durante un viaggio organizzato per far conoscere alla stampa italiana l'Igedo, una fiera di moda tedesca. Lei lavorava a Fashion, il settimanale del tessile-abbigliamento italiano e io in un mensile della Mondadori che oggi non esiste più. Avevamo accettato di dividere una stanza a due letti anche se ci conoscevamo appena: l'organizzazione teutonica del tour aveva sbagliato la prenotazione. «Posso dormire anche con un mostro» ho dichiarato d'impulso e lei ha risposto chiedendo se per i miei gusti era abbastanza mostruosa. Quella notte ho avuto un incubo sul mostro di Firenze e Lucia mi ha rassicurata e confortata anche quando abbiamo scoperto con orrore che l'assassino aveva davvero ucciso e mutilato di nuovo: le ultime due vittime di un lunga catena di delitti. «Se hai paura a dormire con me ti capisco e vado in un motel» le ho detto e lei si è messa a ridere con quella sua bella risata in A. Le persone oneste e sincere fanno «Ah Ah» con la testa leggermente rovesciata e la bocca aperta. Invece i falsi ridono in E, gli invidiosi in I e quelli che non riescono a ridere mai fanno un po' pena e molta paura.
Noi due abbiamo riso come pazze di tutto e di tutti, specialmente delle iene ridens che hanno detto e fatto di tutto per farci litigare. Qualcuna ci è anche riuscita, poco prima dell'estate, quando lei aveva più bisogno dell'aiuto di chi le voleva davvero bene. Non sono certo l'unica, c'è una folla infinita di gente che la piange, l'intero popolo della moda impegnato con le sfilate di Milano oltre alla sua famiglia che a un certo punto si è fusa con la mia perché noi eravamo come sorelle, diverse quanto il giorno e la notte ma stranamente e totalmente compatibili. Siamo state noi due e basta nonostante mariti, fidanzati e compagnia cantante: un campionario di varia umanità con cui abbiamo diviso qualcosa, non tutto.
Noi due dicevamo di essere la Merkel e la Grecia perché lei dettava regole rigidissime ed era la prima a rispettarle mentre io tenderei a ballare il sirtaki anche quando non è proprio il caso. Ebbene stavolta mia cara Merkel hai alzato lo spread fino al cielo e da lì non scenderà fino al felice momento in cui ci ritroveremo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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