Politica

Le palle di Salvini

Vedremo se Salvini rifiuterà di consegnare la testa di Siri a spioni e mestatori o se calerà testa e arie e si adeguerà all'andazzo italico

Le palle di Salvini

Per provare a fare cadere il governo Renzi magistratura e servizi si inventarono una intercettazione che se vera avrebbe coinvolto il padre del premier, Tiziano Renzi, nello scandalo Consip (le mazzette alla centrale acquisti dello Stato). Tutto lascia intendere che qualcuno stia rifacendo un giochino simile per frenare la corsa di Matteo Salvini. Il caso del sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione sugli appalti per l'eolico in Sicilia, ogni giorno che passa assomiglia sempre più a una patacca costruita ad arte da manine interessate. L'intercettazione, attribuita agli investigatori dell'antimafia, nella quale si parlerebbe di una tangente da trentamila euro data per il sottosegretario e data per certa dalle fonti giudiziarie del Corriere della Sera e de la Repubblica non esisterebbe secondo altre fonti della procura interpellate dal cronista de La Verità.

Non sono un esperto del ramo ma quarant'anni di esperienza giornalistica mi hanno insegnato una cosa semplice e basilare: quando una cosa «c'è» ma anche «non c'è», quando corpi diversi dello Stato (magistratura, agenzie di investigazione tipo Dia e servizi segreti) si avventano sullo stesso boccone facendo trapelare ai loro giornalisti di riferimento versioni diverse, quando succede tutto questo vuole dire solo che si sta pescando nel torbido, che diritto e verità non esistono e non esisteranno più.

Tecnicamente stiamo parlando di depistaggi e inquinamento dei fatti, strategie purtroppo largamente usate dagli spioni e dai loro addetti stampa. Basta gettare il sasso e il gioco è fatto, proprio come nel caso di Armando Siri, condannato su informazioni stampa a tempo di record dai Cinquestelle. A prescindere dalla verità, il caso non lo puoi più fermare, vera o falsa che sia l'intercettazione. Se ci aggiungi che tutto ciò accade in piena campagna elettorale e che su questo si misurerà nelle prossime ore la tenuta del governo è chiaro che stiamo parlando di una operazione costruita a tavolino con l'unico scopo di destabilizzare il sistema, a pro di chi lo capiremo solo vivendo.

Sono convinto che la «macchina del fango» non è nei garage dei giornali ma in quelli della magistratura, e questo fin dai tempi in cui Togliatti volle per sé il ministero della Giustizia nel primo governo di unità nazionale. Proprio lì sta il potere più forte, torbido e dotato di immunità.

Vedremo se nei prossimi giorni Matteo Salvini avrà le palle per resistergli, cioè rifiutare di consegnare la testa di Siri a spioni e mestatori, o se come quasi tutti i suoi predecessori calerà testa e arie e si adeguerà all'andazzo italico.

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