Cronache

Tutto quello che non torna ​sull'italiano ucciso a Dacca

Il cooperante italiano Cesare Tavella è stato ucciso ieri a Dacca con tre colpi d’arma da fuoco sparati da dietro e da distanza ravvicinata

Tutto quello che non torna ​sull'italiano ucciso a Dacca

Il cooperante italiano Cesare Tavella è stato ucciso ieri a Dacca con tre colpi d’arma da fuoco sparati da dietro e da distanza ravvicinata. È quanto è emerso dall’autopsia realizzata sul suo cadavere di cui da conto il portale di notizie BdNews24. "Uno dei proiettili - ha precisato il medico legale Qazi Abu Shama - ha colpito la mano sinistra perforandola. È stato colpito poi due volte alla schiena. Uno dei proiettili è uscito attraverso il petto e l’altro è rimasto nel corpo". Parlando nell’obitorio del Medical College and Hospital di Dacca, il dottor Shama ha quindi aggiunto che durante l’autopsia "è stato possibile rimuovere il terzo proiettile che si era fermato nel corpo di Tavella". "È stato colpito da molto vicino - ha poi detto - e sembra che i proiettili siano stati sparati da un revolver". Uno dei testimoni dell’omicidio, il meccanico Mohammad Joynal, ha detto di avere visto tre persone fuggire su una moto, di cui una impugnava un’arma. Intanto ci sono dubbi sulla rivendicazione da parte dell'Isis dell'omicidio.

"Non abbiamo trovato prove di un collegamento dell’Isis con l’assassinio ieri a Dacca del cooperante italiano Cesare Tavella", ha affermato oggi il ministro dell’Interno del Bangladesh, Asaduzzaman Khan Kamal. Nel corso di una conferenza stampa nel suo ufficio il ministro ha chiarito che "stiamo svolgendo le indagini sull’uccisione. E fino ad ora gli organismi investigativi non hanno trovato alcun legame fra l’Isis e l’assassinio". Insomma la vicenda comincia ad avere i contorni di un giallo. Tavella era project manager di “Proofs”, progetto alimentare della olandese Icco Cooperation. In un'intervista a "Vita", Luca De Fraia, Deputy Secretary General di ActionAid Italia prova a spiegare perché sull'omicidio ci siano alcuni punti oscuri: "Ho letto le informazioni sui giornali e non ho quindi molti dettagli. Indubbiamente che sia successo in Bangaldesh è stata una sorpresa. Abbiamo tanti colleghi lì con i quali ci sentiamo. È una situazione oggettivamente difficile, ma più per tensioni interne tra componenti sociali. Un'operazione targata Is o simili è obbiettivamente una novità". E ancora: "Può essere un'esecuzione a carattere simbolico, a carattere locale. Magari un gruppo che vuole imporsi su un altro. Quello che bisogna capire è a che punto sono le indagini della rappresentanza italiana. Per noi sarebbe importante sapere che l'Italia sta lavorando per chiarire la situazione. C'è da capire quanto è un rischio vero e quanto è un episodio mascherato da qualcosa di più grande.

Freddare così una persona fa parte di una logica molto più simile a quella mafiose che a quella terroristica".

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