Ucciso, fatto a pezzi e nascosto in una valigia: in due rischiano il processo

Chiusa l'inchiesta sull'omicidio del professor Manesco. Uno dei due indagati ha confessato tutto

Ucciso, fatto a pezzi e nascosto in una valigia: in due rischiano il processo

Ucciso, fatto a pezzi, nascosto in una valigia e gettato in un cassonetto. Arrivano al capolinea le indagini sull'omicidio del professor Adriano Manesco, brutalmente ucciso lo scorso 7 agosto, con 13 colpi di forbice, nel suo appartamento di via Settembrini a Milano. Sono due i govani accusati del massacro: Paolo Grassi, 31 anni, e Gianluca Civardi, 30, amici di vacanze e tempo libero, avevano conosciuto il professore in un ristorante cinese di via Lepetit.

Il sogno dei due indagati era quello di aprire un’agenzia di viaggi con sede a Bangkok, in grado di far conoscere meglio la Thailandia agli italiani. Un obiettivo da raggiungere sfruttando conoscenze e pensione dell’anziano professore che a Bangkok aveva insegnato per 15 anni. Nel giro di 12 mesi, i due 30enni avevano sottratto a Manesco almeno 10mila euro, sfruttando l'amicizia dell'uomo. Ufficialmente al business avrebbe dovuto partecipare anche lui, come consulente e insegnante di lingua. In realtà, il professore doveva essere fatto fuori: non aveva amici stretti, né parenti, nessuno che lo conoscesse bene e che potesse denunciare la sua scomparsa.

Così nacque l'idea del delitto: un omicidio quasi perfetto. Sette mesi dopo l'arresto, però, Grassi ha deciso di parlare e, davanti ai magistrati, ha negato di aver impugnato l'arma.

Si sarebbe allontanato mentre Civardi accoltellava il professore, perché non poteva reggere la vista del sangue. Ha invece ammesso di aver contribuito all'occultamento del cadavere.

La Procura potrebbe avanzare la richiesta di rinvio a giudizio già per la fine mese.

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