Unioni Civili, urla in aula e malumori nel Pd

L'opposizione protesta per il criterio di discussione degli emendamenti e i Cattodem accusano il Pd di agire in malafede sul punto della stepchild. Ma il Pd minaccia di usare l'emedamento canguro contro l'ostruzionismo: "Vogliamo la legge sul matrimonio gay senza altri ritardi"

Unioni Civili, urla in aula e malumori nel Pd

È ripresa in Senato la discussione sulle unioni civili, in un clima tutt’altro che sereno. Prima una viva protesta dei senatori Malan e Giovanardi contro il capogruppo dei senatori Pd, Luigi Zanda, poi una nuova contestazione dei senatori di Forza Italia e Lega è stata rivolta contro la presidente di turno del Senato, Valeria Fedeli, quando la stessa ha spiegato che oggi sarebbero stati illustrati tutti gli emendamenti al ddl Cirinnà e non soltanto quelli all’art. 1, come era stato chiesto dai senatori di opposizione, per i quali la procedura illustrata dalla senatrice Pd non sarebbe conforme al regolamento.
Ieri il ddl ha superato il primo test in aula, ovvero quello sulla richiesta di rinviare il ddl in Commissione, con 195 senatori contrari, 101 favorevoli e un solo astenuto. I voti contrari al rinvio sono stati quelli dell’inedita maggioranza Pd, M5S, Sel e Ala. Un voto costato non poche critiche al presidente del Senato Grasso, che ha imposto il voto palese, facendo una “scelta politica” e contravvenendo al suo ruolo di arbitro super partes secondo i senatori Calderoli, Quagliariello e Giovanardi.

L’opposizione, intanto, accusa il Pd di volere prendere tempo per ricompattare il proprio gruppo al Senato. Infatti, i cattolici del Partito Democratico sono in rotta con il capogruppo Zanda che aveva proposto di limitare il voto di coscienza soltanto a tre emendamenti: quello favorevole all’affido del senatore Stefano Lepri, quello sulla piena adozione gay di Cecilia Guerra e quello all'art.22 di Donella Mattesini. Troppo pochi, secondo Lepri, che ha chiesto il voto secondo coscienza anche per quelli promossi dal senatore Collina sui diritti e doveri delle unioni civili di cui all’art.3, e del senatore Dalla Zuanna, sull'estensione del reato di maternità surrogata.

E proprio sul punto della maternità surrogata, il senatore Dem, Stefano Lepri, è stato molto critico con il partito, affermando che con questo ddl, “di errori e forzature ne sono stati commessi parecchi”. “È inutile negare che abbiamo assistito a contraddizioni e ipocrisie” ha detto il senatore, “si è pensato soprattutto alle istanze dei destinatari della legge, piuttosto che alle conseguenze per i bambini". "La maternità surrogata, nel caso della coppia composta da due uomini, è la condizione necessaria per avere un figlio”, ha continuato Lepri, ”e l'avere il figlio in quel modo è la condizione necessaria per adottare il figlio del partner”. "Abbiamo fatto notare peraltro che la stepchild adoption verrebbe approvata già con l'articolo 3: non ci sarebbe alcun bisogno di arrivare all'articolo 5. Nessuno ha smentito la circostanza: ci auguriamo perciò che tutto questo sia riconducibile alla buona fede. Diversamente sorgerebbero sospetti spiacevoli", ha attaccato infine il senatore ricordando che per questo motivo la partita sul ddl risulta essere “ancora aperta”.

Agli affondi dei Cattodem, e alle migliaia di emendamenti presentati dalla Lega Nord, il Pd, tramite la senatrice Laura Cantini, firmataria insieme al senatore Marcucci dell’emendamento canguro, quello che annullerebbe tutti quelli presentati dalla Lega, risponde che il partito è disponibile ad una mediazione ma che il Pd è pronto ad usare l'emendamento 'canguro' come ultima ratio, perché dall’aula del Senato dovrà “uscire una legge che finalmente riconosca i diritti delle coppie gay”. E la legge dovrà arrivare, ha proseguito la senatrice Pd, "senza altri incomprensibili ritardi".

E sullo scontro interno al Pd, è intervenuto pure l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha auspicato in questa fase della discussione “un avvicinamento tra le diverse posizioni”, e “in particolare sull'art. 5”, quello sulla stepchild adoption, “in vista di ogni possibile condivisa soluzione".

Ed oggi infine, come ha annunciato in un tweet il senatore di Idea, Gaetano Quagliariello, è stato

depositato il ricorso per conflitto di attribuzione alla Consulta, relativamente all’iter, considerato illegittimo per la mancata discussione in Commissione Giustizia, del ddl Cirinnà, firmato da 51 senatori.

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