L'associazione ProVita va all'attacco e presenta un esposto alla procura di Milano perché venga accertata la possibilità che ci sia stato reato il 23 settembre scorso quando si tenne nel capoluogo meneghino un incontro sulla "gestazione per altri". Un evento che aveva sollevato molte polemiche, perché divenne di fatto uno spot alla procreazione sorrogata vietata in Italia.
Nella pagina Facebook delll'incontro con un ginecologo specializzato in riproduzione assistita della clinica americana 'The Fertility Center' di Los Angeles, la conferenza veniva presentanta come "un incontro con aperitivo in un ambiente disteso ed accogliente". L'indirizzo sarebbe stato spiegato solo agli interessati via mail. Un modo, probabilmente, per tenere l'incontro il più segreto possibile. Il motivo? Secondo l'associazione Provita dietro l'evento c'era una sorta di 'spot' per l'utero in affitto con l'obiettivo di orientare potenziali clienti verso la procedura, oggi vietata in Italia, da realizzare all'estero.
Per questo l'associazione ha presentato l'esposto. L'ipotesi di reato è la violazione della legge 40 che prevede che "chiunque, in qualsiasi forma, realizzi, organizzi o pubblicizzi la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità" sia punito con "la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro".
Nell'esposto, ProVita segnala che l'esperto Daneshmand avrebbe "attirato l'attenzione sui risparmi che la sua clinica può permettere a chi decidesse di rivolgersi ai suoi servizi". Sarebbero state fatte anche delle cifre: "5-10 mila dollari per gli ovuli - scrive l'associazione nell'esposto - 15-30 mila per la madre surrogata, 10 mila per un esame dell'embrione, 2-5 mila per un esame del feto alla decima settimana". Inoltre occorre aggiungere altri costi per "le provvigioni di agenzie intermediarie e avvocati". Ovvero "dai 75 mila ai 120 mila dollari". L'associazione ha allegato all'esposto le registrazioni fatte da una coppia che vi ha partecipato fingendosi interessata, pubblicate in esclusiva da ilGiornale.it.
"Il Fertility Center - continua ProVita - fornisce propri avvocati o contatti di avvocati esterni che seguono i propri clienti dalla stesura dei primi contratti con la venditrice degli ovuli e con la 'gestantè, fino al momento di rimpatriare il bambino". Nelle registrazioni si sente che "sarebbe sufficiente rientrare in Europa facendo scalo in un altro Paese prima dell'Italia ed ufficializzare presso le autorità locali che si sta tornando con il proprio figlio di pochi giorni o poche settimane.
In tal modo il successivo passaggio da un Stato dell'Unione all'Italia non darebbe luogo a difficoltà particolari".Ora sarà la procura a fare le sue valutazioni. Se fermare o meno delle riunioni che spingono a pratiche contrarie alla legge.
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