È il 1997, Tony Blair va al governo dopo 18 anni ininterrotti di dominio conservatore, il New York Times pubblica la prima foto a colori, Lady Diana muore in un tunnel parigino. In Italia il ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini fa approvare una legge che prevede l`introduzione di una carta d`identità elettronica. Il nostro Paese è il primo in Europa a porsi il problema e ad adottare le nuove tecnologie per l`identificazione personale. Una tempestività di cui andare fieri, se non fosse che burocrazia e politica si fanno presto distrarre. Dopo sperimentazioni, cambi di rotta, indecisioni e incomprensibili ritardi, le prime tessere elettroniche destinate a sostituire per tutti i cittadini italiani i vecchi documenti cartacei arrivano solo nel luglio 2016. Da Bassanini al via sono passati 19 anni: da primi che eravamo siamo finiti all`ultimo posto. Ultimo davvero, perchè tutti gli altri, Grecia compresa, recuperato il gap iniziale, ci hanno superato alla grande. E alla fine è la Commissione europea a sollecitare che il nostro Paese si muova: per ragioni di sicurezza, dice Bruxelles, dovete darvi (...) (...) da fare e adeguare i vostri documenti agli altri.
C`è di peggio per raccontare un`Italia che, accanto a straordinarie eccellenze, mostra talvolta sconcertanti esempi di inconcludenza? Sì, c`è di peggio. Perchè quando, a partire dalla seconda metà del 2017, si inizia a fare sul serio e il numero di carte elettroniche distribuite aumenta, succede il patatrac: 346mila dei nuovi documenti, già finiti nelle tasche di altrettanti cittadini, si rivelano sbagliati. Il Ministero dell`interno riceve una segnalazione dal comune di Randazzo, in provincia di Enna. Seguendo tutte le procedure, dice l`amministrazione comunale siciliana, abbiamo dato una delle nuove carte a una nostra residente, ma quando lei l`ha mostrata per un controllo all`aeroporto di Fiumicino non risultava regolare. L`interessata ha potuto proseguire solo perchè aveva un altro documento con sè. Che cosa è successo? Lo si scopre alla svelta: per far fronte alle richieste il Poligrafico di Stato, incaricato della stampa, raddoppia le macchine in produzione, da cinque a dieci. Ma nei nuovi impianti il software non viene aggiornato: sulla carta il giorno di emissione indicato è quello corretto, ma nei chip, il cuore tecnologico del nuovo documento, la data, uguale per tutti, è del 2015. Circa 299mila carte con l`errore sono valide per l`espatrio, a un controllo elettronico effettuato in frontiera l`anomalia può essere notata e portare al «blocco» del documento.
L'avviso per lettera
Lo sbaglio riguarda parte delle tessere elettroniche prodotte tra l`ottobre 2017 e il febbraio di quest`anno ed è stato subito corretto dopo un controllo. Ma il guaio è fatto. E il Ministero dell`Interno reagisce inviando centinaia di migliaia di lettere a chi ha ricevuto i documenti «fallati»: controllate il vostro numero di serie, se è tra quelli indicati potete rifare la carta gratis. Noi abbiamo spedito a posti di frontiera e uffici di controllo internazionali l`avviso dell`errore, in modo da ridurre al minimo il rischio di problemi. Trecentocinquantamila persone scoprono così che l`ultimo grido tecnologico dell`amministrazione pubblica italiana in realtà ha l`aria di un bluff. Per molti tra l`altro mettere le mani sulla carta elettronica è stato il coronamento di un faticoso percorso a ostacoli: la richiesta all`anagrafe, l`attesa di un appuntamento, l`affollamento e le code negli uffici.
Oltre a Ministero dell`Interno e Poligrafico di Stato la storia ha infatti molti altri protagonisti: i comuni che le carte devono distribuire ai cittadini. E la vicenda viene alla luce proprio dopo una lettera, partita ai primi di maggio, del presidente dell`associazione dei comuni, l`Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro, ai primi cittadini dei centri interessati, quelli in cui la distribuzione delle carte è già iniziata: «Nel corso della commissione interministeriale permanente "Carte identità elettroniche" abbiamo appreso con stupore che sono state messe dal Poligrafico dello Stato 346.275 carte "difettose", ovvero che non consentirebbero la verifica di tutti i dati del cittadino se lette tramite alcuni strumenti elettronici». Decaro poi affronta il nocciolo del problema: «abbiamo subito espresso al Ministero dell`Interno la nostra preoccupazione per eventuali ripercussioni sui Comuni incolpevoli... data la situazione, anche avvicinandosi il periodo estivo, e quindi di maggior utilizzo per l`espatrio della Cie, abbiamo suggerito di avviare una procedura d`urgenza...».
Per i comuni la preoccupazione, che viene esplicitata nella lettera di Decaro, è proprio quella del periodo estivo. Tutti gli anni, messi a dura prova dalle richieste da chi deve partire per le vacanze, gli uffici comunali fanno fatica a fare fronte alle richieste di documenti. E la carta d`identità digitale, anche per questo aspetto, sembra rappresentare bene tutti i problemi di una pubblica amministrazione sempre e regolarmente col fiato corto. I tempi di evasione delle richieste si aggirano tra uno e tre mesi (con Roma sempre nelle posizioni di testa delle poco commendevole classifica). La sola possibilità che al «normale» afflusso estivo si aggiungessero i titolari delle carte sbagliate rischiava di mandare definitivamente in tilt molti uffici anagrafe.
La reazione dell`Anci, però, non è piaciuta al protagonista primo di questa storia, Il Poligrafico dello Stato, che parla per bocca del suo amministratore delegato Paolo Aielli: «Lanciare l`allarme come ha fatto Decaro crea solo uno scontro istituzionale che di certo non serve ad accorciare le file dei cittadini agli sportelli».
Scontro istituzionale
Quello dei comuni sarebbe stato, per così dire, un «fallo di reazione», che ha finito per complicare le cose. «Le carte d`identità seguono le regole di un organizzazione internazionale, l`Icao», spiega Aielli. «E sappiamo che un terzo tra quelle emesse hanno delle imperfezioni. Per questo, accanto a una blacklist di documenti che vanno bloccati ci sono anche delle whitelist a cui si da il via libera. Abbiamo avvisato chi dovevamo a livello internazionale, uffici consolari e di polizia, e anche le carte elettroniche di cui si sta parlando ormai sono state inserite nella lista dei "buoni"».
Rischi concreti di essere bloccati a qualche frontiera, secondo Aielli non ce ne sono. «Anche sul caso di Fiumicino ho dei dubbi: a me risulta che la signora di Enna sia stata fermata solo perchè è passata da un varco sbagliato. Ma è proprio il sistema dei controlli elettronici che rende impossibile lo stop: ad essere verificati sono cosiddetti dati primari contenuti nel chip, quelli di identificazione. La data di emissione è tra i dati cosiddetti secondari». Quanto all`errore compiuto dal Poligrafico Aielli lo racconta così: «In ottobre il Ministero ha chiesto di scrivere sul chip nuovi dati, tra cui, appunto, la data di emissione. E sulle nuove macchine il software non è stato controllato perchè prima questi dati non c`erano».
Nessun provvedimento è stato assunto a carico di chi ha sbagliato. «Ce ne siamo accorti il 5 febbraio e in 24 ore è stato superato. Ad averlo creato sono gli stessi che l`hanno risolto, gli stessi che hanno progettato e creato la carta d`identità, che oggi è considerata la più tecnologicamente sofisticata in Europa. Da capo azienda ho deciso che non fosse il caso di punire nessuno».
Sia come sia pochi giorni fa la Corte dei Conti ha annunciato di aver deciso di intervenire aprendo un inchiesta. Il costo della tessera digitale è di poco più di 16 euro (a cui per il cittadino si aggiungono altri 5 euro di diritti comunali).
Se tutti coloro che l`hanno ricevuta chiedessero di rifarla, il danno per lo Stato sarebbe di poco superiore ai 5 milioni. Naturalmente senza tenere conto del tempo perso da 350mila persone. In tutti casi, dopo 21 anni, la telenovela della carta d`identità digitale italiana è destinata a continuare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.