La realtà è che Putin non sta vincendo questa guerra senza senso. Nulla è andato come davvero sperava. L'Ucraina doveva essere il suo capolavoro strategico, una mossa intravista dietro le debolezze dell'impero americano, spaccato dalla variabile Trump e dall'incapacità di non riconoscersi più come uno, pure nelle sue mille diversità. È da lì che un po' viene l'azzardo di Mosca, solo che adesso non solo la Russia ha un presente di miseria, ma ogni giorno che passa perde pezzi del suo futuro, perché le sanzioni qualcosa hanno fatto. La Russia è fuori dal mondo e deve raccattare la carità cinese. È un prezzo più alto di quanto si pensi. È chiaro che la discussione pubblica guarda invece ai costi occidentali della guerra. La controffensiva di Putin ha incrementato l'inflazione in Europa e ci pone davanti a una crisi energetica che evoca l'austerità del 1973. Da lì però l'Italia è riemersa, la grande Russia invece rischia un inverno molto più lungo. Le difficoltà di Putin non si vedono solo sul campo militare ed economico. Si leggono anche nella smania, ormai smaccata, della propaganda spicciola per destabilizzare le odiate democrazie europee. Putin è convinto che in questo momento il ventre molle sia l'Italia. È lì che vede il fronte politico e sociale più instabile. Le parole via Telegram di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, assomigliano al lancio di biglietti aerei sulle città alla fine delle due grandi guerre mondiali. Il tema come sempre è quello del complotto. «Quando la laboriosa economia italiana crollerà, gli yankees la compreranno a buon mercato». Vi state sacrificando per nulla. È un pensiero che punta alle viscere e serve a creare paura e sospetti. Ora l'Italia sembra il terreno adatto per questo genere di cose. Siamo un Paese che deve comprare energia e siamo nel pieno di una campagna elettorale dove già si evoca la paura di una sorta di apocalisse ideologica. La propaganda spicciola è merce di tutti i giorni. Non è difficile spacciarne altra. Di chi è la colpa di un inverno a bassa energia? La Russia può giocare su un sentimento anti americano che ha radici profonde e su chi da anni predica contro il capitalismo e sogna un passo indietro: l'etica della decrescita. È un sentimento che si respira nella sinistra nostalgica, in una certa destra e che per anni è stato la bandiera del grillismo. Non è un caso che Giuseppe Conte, che in realtà non viene da questa cultura, negli ultimi tempi stia cercando di incarnarla, mettendoci di suo una spolverata di vecchio assistenzialismo. Trump, che sta giocando una partita tutta sua, lo indica da lontano come un punto di riferimento. Putin lo vede come una speranza. Conte, peraltro, si affretta a smarcarsi: se fossi capo del governo chiederei sanzioni più pesanti.
Putin, però, non si aspetta una risposta strettamente politica, ma sociale e di piazza. Quello che invece non sa è che Conte ha molte facce, sa come promuoverle, ma di certo non è, al di là delle sue stesse parole, un avvocato del popolo.
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