Coronavirus

Ma la vera bomba è il virus in Campania

Sarà una strana coincidenza ma se passi in una Montecitorio semideserta, decimata dal Covid, trovi solo parlamentari campani

Ma la vera bomba è il virus in Campania

Sarà una strana coincidenza ma se passi in una Montecitorio semideserta, decimata dal Covid, trovi solo parlamentari campani. E dopo un fiume di parole scopri la triste verità. «Siamo qui ammette l'azzurro Paolo Russo perché siamo più al sicuro. In Campania c'è un'esplosione, rischiamo una tragedia. In proporzione abbiamo più contagiati della Lombardia, ma non abbiamo gli stessi ospedali: solo il Cotugno, gli altri sono sold out. Chiedo da giorni di affiancare la sanità militare a quella civile». Poco più in là trovi Gianfranco Rotondi, altro campano, che sta smaltendo la cotta presa per Conte. «Sul Mes dice ha sbagliato di brutto. Non utilizzandolo ha lasciato sguarnito, senza le risorse necessarie, il Sud. Nelle stesse condizioni di contagio, in una scala da uno a cento, il virus fa danni 100 da noi e 50 in Lombardia. E se a marzo al Nord, purtroppo, il Covid ha già decimato le persone fragili, da noi no». Pure il piddino Umberto Basso De Caro, la vede nera. «Siamo nei guai ammette ma addita altre responsabilità - e che ha fatto De Luca al di là dei proclami? Purtroppo neppure Caldoro gli dice niente». Parli con i renziani Gennaro Migliore e Catello Vitiello e il quadro drammatico non cambia.

La Campania nella seconda ondata rischia di trasformarsi nel tallone di Achille dello Stivale. L'immagine esatta dell'impreparazione con cui il governo ha affrontato il secondo tempo della battaglia contro il male. Se paragoni i dati del contagio e il numero dei tamponi in rapporto alla popolazione, scopri che la Campania sta messa peggio della Lombardia anche nei numeri. Tant'è che entrambe le Regioni stanno per sperimentare il coprifuoco. La paura si manifesta in tanti modi. «Da uno studio emerge osserva la maga dei sondaggi, Alessandra Ghisleri che la gente pensa che siano stati oscurati i dati, è convinta che le cifre dell'epidemia siano più alte». È un'impressione che si ricava mettendo insieme le istantanee di tutti i giorni: i dati forniti dalle tv, le code sterminate per i tamponi, l'affollamento negli ospedali, la difficoltà a confrontarsi con gli operatori sanitari del territorio. Nel Sud viste le strutture ancora più che al Nord.

Sensazioni che aumentano la sfiducia nelle scelte della politica. Ad esempio, vista l'attuale condizione, la maggioranza degli italiani non comprende perché non sia stato usato il Mes. Il dato di un sondaggio della Ghisleri è eclatante: il 48,5% degli italiani lo richiederebbe; il 36,3% no; il 15,2% non sa. E prendendo in esame l'elettorato dei diversi partiti scopri che il 30% dei grillini lo vorrebbe, come pure il 34,6% della Lega e il 25,2% di FdI, per limitarsi a populisti e sovranisti. Stessa cosa farebbero il 60% degli elettori di Forza Italia, l'80% del Pd e l'86% di Italia Viva.

Sembra davvero che l'opinione pubblica sia più consapevole dell'emergenza rispetto al governo e alla classe politica. A parte i mille vademecum alla popolazione, Conte è fermo. Su tutto. Il paradosso è che in piena emergenza tutto è rinviato a dopo gli Stati generali grillini: dalla decisione sul Mes, alla verifica di governo, alle centinaia di nomine di partecipate dello Stato scadute da otto mesi, per cui anche nello strategico settore dei trasporti ci sono amministratori che affrontano l'epidemia con la valigia in mano. Follia. In più c'è la convinzione che tutti gli appelli alla condivisione servano solo a mantenere chi sbaglia al suo posto. Vedi tutti gli errori perdonati al commissario Arcuri.

Una situazione che fa crollare la fiducia, innanzitutto verso il governo e la maggioranza. L'indice di gradimento dell'esecutivo è arrivato al 32,7%, meno di un italiano su tre (sempre dati Ghisleri). I partiti della maggioranza hanno perso un punto e mezzo toccando quota 41,2%, mentre il centrodestra è al 46,8% (+ 0,7%). E anche Conte va giù perché gli è venuto meno l'alibi di questi mesi: a marzo il nemico era sconosciuto; ad ottobre non solo si conosceva, ma ci aveva anche dato appuntamento, specie al Sud. Lui è arrivato puntuale, Conte e il suo governo no. Tant'è che anche gli ex-dc che avevano abbracciato il premier, cominciano a ritrarsi: «L'ho detto a Rotondi esclama Lorenzo Cesa, numero uno della vecchia Udc: ma quale Conte? È il nulla». E anche il premier per la prima volta appare imballato.

A chi gli chiede se è preoccupato per la Campania, risponde: «La Campania? Io ho mille preoccupazioni».

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