Cronache

Le verginelle dell'informazione

Le verginelle dell'informazione

Il mondo è pieno di maestri e maestrini sempre pronti a dare lezioni ed emettere giudizi. E anche noi abbiamo, non richiesti, i nostri. In due giorni ci hanno esaminato e bocciato due colleghi, Renato Farina di Libero e Maurizio Belpietro, direttore de La Verità. Il primo ci ha accusato dalle colonne del giornale su cui scrive di esserci inventati la notizia della ragazza Noa morta per eutanasia in Olanda, il secondo di aver pubblicato notizie relative all'inchiesta sui magistrati di Roma in cui si racconta del coinvolgimento di due giornalisti, uno del Fatto Quotidiano e l'altro appunto de La Verità, nel diffondere alcune notizie nei modi e nei tempi decisi da un pm coinvolto nel caso.

Noi non facciamo i maestri, non ne abbiamo i titoli. Mi limito a constatare che la notizia (vera) della morte di Noa è stata da noi riportata - come da tutta la stampa del mondo - per come risultava al momento di andare in stampa, cioè che si trattava di un caso di eutanasia pubblica e non privata come poi emerso successivamente tra mille dubbi tanto che è stata aperta una inchiesta. Nessuna bufala quindi, a differenza di quella che lo stesso Farina scrisse su Libero a proposto di un caso di un presunto aborto di Stato poi rivelatosi falso che mi costò, essendo io ai tempi il direttore responsabile, una condanna a un anno e mezzo e il conseguente arresto al posto suo.

Ci sono maestrini dalla memoria corta senza il senso di vergogna e maestri dal doppiopesismo. Come Maurizio Belpietro, che giustamente rivendica per i suoi giornalisti il sacrosanto diritto di pubblicare una notizia purché fondata e documentata senza doversi fare troppe domande.

Che è esattamente la colpa che rinfaccia a noi per aver pubblicato, a firma di Luca Fazzo (che ha iniziato a collaborare con il Giornale quando ne era direttore e per questo io e i lettori lo ringraziamo) una notizia vera e documentata che coinvolge un suo collaboratore bravo quanto Fazzo a cercare e pubblicare notizie anche se scomode. Nessuno, nel nostro mestiere, può dirsi martire e tantomeno verginella, non certo io ma neppure Farina e Belpietro.

E lo dico, credetemi, non per sentito dire, ma a ragion veduta.

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