Antonello Maietta è il presidente dell’Associazione Italiana Sommelier che dal 1965 riunisce i comunicatori professionali del vino italiano. Certamente la notizia del momento è più frizzante delle bollicine che ne sono oggetto. Infatti l'Italia ha battuto la Francia allo Champagne & Sparkling Wine World Championships 2019 (Cswwc), competizione internazionale leader per le «bollicine». 71 ori e 92 argenti per le cantine italiane, la maison Ferrari di Trento per la terza volta miglior produttore di bollicine al mondo, tre vini premiati come top di gamma e, ciliegina sulla torta, un trionfo nel trionfo, quello del Trento Doc. Cogliamo il massimo rappresentante dei sommelier italiani mentre sta partendo per Colorno, Parma, per un corso all’Alma, l’alta scuola di cucina internazionale in cui l’Ais è partner.
Quanto hanno pesato sulle decisioni della giuria il territorio del Trento Doc e una metodologia di lavoro affinata nei decenni?
In questo tipo di competizioni non c’è alcun condizionamento psicologico da parte delle giurie, poiché i campioni vengono assaggiati rigorosamente alla cieca. Pertanto, sono soltanto le caratteristiche organolettiche a fare la differenza. Non c’è dubbio però che la provenienza da un territorio ad alta vocazione, come l’areale del Trento Doc, riveste un ruolo fondamentale per esprimere piacevolezza ed eleganza.
L'Italia che batte la Francia è una notizia che ubriaca. Anche perché è una storia enologica relativamente recente contro secoli di vinificazione. Facciamo bene a lasciarci prendere dall'entusiasmo?
Anche il nostro Paese in realtà può vantare una lunghissima tradizione vitivinicola, occorre però ricordare che l’Italia è molto più recente in termini di storia e di coesione nazionale. Oggi si sta concretizzando un risultato che viene da lontano e il vino italiano gode di un’ottima reputazione, come dimostra anche il trend in crescita delle esportazioni. Senza trascurare il forte richiamo che oggi riscuote il made in Italy nei più svariati settori. Con queste premesse, un po’ di sano orgoglio non guasta.
In Italia c'è una crescita impressionante del movimento spumantistico. Cresce il numero di aziende che si danno a metodo classico e charmat e aumentano le regioni produttrici. Dove può arrivare questo fenomeno nel contesto dell'enologia italiana?
Nel mondo del vino gli spumanti costituiscono una categoria a parte, sempre più apprezzata dai consumatori, grazie ad alcune peculiarità, come ad esempio la presenza di anidride carbonica di origine naturale, che stuzzica le papille gustative e rende più vivido il colore; profumi di particolare finezza e fragranza, in parte legati all’uva d’origine, in parte generati durante le fasi produttive; una gradazione alcolica mai eccessiva. Tutti indizi per ipotizzare che ci sia ancora molto spazio, in un mercato che richiede sempre più qualità e originalità. La variegata offerta dei vitigni italiani, con la loro biodiversità, risulta molto appetibile per un consumatore esigente, curioso e alla ricerca di novità.
Le uve da spumantizzare devono subìre uno sbalzo termico importante: con il riscaldamento globale avremo vigneti sempre più vicini al livello del mare? E come influenzerà tutto ciò la qualità delle bollicine italiane?
I vigneti collocati alle altimetrie più basse sono quelli che probabilmente soffriranno maggiormente l’innalzamento delle temperature. Tuttavia, rispetto ai competitor internazionali, l’Italia ha il vantaggio di una morfologia di territorio piuttosto variegata. Già oggi le produzioni più autorevoli provengono da aree collinari e ben ventilate.
In cucina si usa dire che friggere un cibo lo rende automaticamente buono o almeno commestibile. C'è questo rischio anche con la spumantizzazione? In Italia si spumantizza anche ciò che dovrebbe restare fermo nel calice?
È inevitabile che una crescita così significativa possa suscitare le attenzioni da parte di territori meno vocati. Di contro c’è oggi molta più competizione sul mercato e difficilmente può avere successo un prodotto senza le carte in regola.
Quali vigneti si prestano meglio alle bollicine?
Senza dubbio quelli di alta collina, con adeguate pendenze che favorisco anche l’irradiamento solare. Le forti escursioni termiche aiutano infatti a preservare l’acidità nelle uve e di conseguenza la nota rinfrescante nel vino, un aspetto fondamentale per affrontare le tempistiche legate alla spumantizzazione. Inoltre, in quel tipo di contesto climatico e ambientale si incrementa il corredo aromatico delle uve.
L'Associazione Italiana Sommelier dedica eventi importanti agli spumanti: Sicilia in Bolle, Bollicine di Puglia, Bollicine marchigiane e così via. Dal vostro osservatorio notate un consumatore più attento e curioso?
Crediamo che l’AIS abbia svolto un ruolo importante nella divulgazione della cultura del vino, pertanto queste manifestazioni consentono di mettere sotto i riflettori anche territori meno consueti, ma altrettanto vocati. Abbiamo aiutato il consumatore a diventare più esigente e sensibile, in grado di percepire le differenze. Probabilmente il merito maggiore che abbiamo è quello di aver sdoganato un concetto di beva, che in passato penalizzava gli spumanti, relegandoli al un ruolo esclusivo di vini per la festa. Oggi invece è abbastanza consueto il consumo a tutto pasto.
In riva al mare, sperando nella clemenza del meteo, quale bollicina consiglia magari con un pesce fresco?
Non ci casco! In un contesto
così articolato è difficile sceglierne una sola. Però gli spumanti stimolano la convivialità e il consiglio che posso dare è quello di scegliere innanzi tutto la compagnia migliore e le bollicine sapranno fare la loro parte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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