Cronache

Viaggio a San Basilio, feudo dei boss dello spaccio

Tra degrado, povertà, palazzi occupati e spaccio di droga, San Basilio, periferia a Nord Est della Capitale dove è stato aggredito l'inviato di Striscia, Vittorio Brumotti, è uno dei quartieri più pericolosi di Roma

Viaggio a San Basilio, feudo dei boss dello spaccio

San Basilio è come Scampia”. “Non è vero, la zona è tranquilla anche a notte fonda”. Si dividono i residenti del quartiere romano dove l’inviato di Striscia la Notizia, Vittorio Brumotti, è stato aggredito dai pusher. La paura è tanta e la voglia di parlare è poca nella periferia della Capitale che ospita la terza piazza di spaccio d'Europa.

"Qui non entra nemmeno la polizia"

L’area tra via Carlo Tranfo e via Luigi Gigliotti è off limits per chi non è del quartiere. “Qui sono tutte case popolari occupate dagli anni ’80 e non c’è nemmeno un negozio”, ci spiega un residente che ci avverte di non mettere piede dentro la piazza. “All’entrata e all’uscita ci sono le seggiole dove le vedette si appostano per controllare la zona. Ci sono uomini che monitorano la piazza anche dai tetti e se ti fai un giro in macchina ti prendono pure la targa”, aggiunge.“Qui non entra nemmeno la polizia”, ci dice un anziano del quartiere. Di tutt’altro avviso due ragazze che troviamo nei giardini antistanti la chiesa di San Basilio. “Io e mio marito viviamo qui da anni, usciamo a tutte le ore, anche alle 4 del mattino per andare a lavoro e non ci è mai successo niente”, ci dice una ragazza di 30 anni. Lo conferma anche una sua amica: “Questa è una zona tranquilla”. “Certo - aggiunge - la delinquenza c’è ma se non vai a rubare a casa del ladro non ti succede nulla”.

Far west, degrado e occupazioni

Solo che, a San Basilio, quando si parla di delinquenza non ci si riferisce ai topi d’appartamento o ai borseggiatori ma al traffico di droga controllato da italiani con la pistola facile legati alle cosche. Ad aprile e a maggio del 2015 ci sono state due sparatorie. Tre adolescenti sono stati gambizzati e le morti per overdose non si contano. Non solo. “Negli ultimi decenni le fabbriche che formavano questo ex polo industriale hanno chiuso e sono state tutte occupate”, ci spiegano. Su tutte spicca l’ex Isf, una fabbrica di penicillina dismessa da quasi vent'anni. La struttura, che si trova su via Tiburtina, è occupata abusivamente da centinaia di migranti, nonostante la polizia abbia posto i sigilli solo alcuni mesi fa. Qui periodicamente scoppiano degli incendi e lo scorso novembre è stato trovato il corpo di un nordafricano ucciso, la cui morte sarebbe collegata a quella della trans romena assassinata all’Eur. L'ultimo episodio di cronaca, domenica scorsa: due adolescenti romane di 13 e 14 anni sono state aggredite nella vicina fermata dell’autobus da un gambiano che, minacciandole con un coccio di bottiglia, ha rubato loro il cellulare.

San Basilio, tra spaccio di droga e povertà

Una situazione di degrado e illegalità che si aggiunge alla piaga dello spaccio di droga che, per i residenti, resta il problema principale. “La sera non si esce perché i pusher fanno entrare e uscire solo quelli che vogliono loro ma i delinquenti in questo quartiere sono solo il 5%. La maggior parte delle persone sono oneste e perbene”, ci dice un’anziana parrocchiana che troviamo dentro il centro d’ascolto dove sta preparando i pacchi di generi alimentari da donare prima di Natale a centinaia famiglie bisognose. "La maggior parte sono italiani, ma c'è anche qualche straniero che viene a chiederci aiuto", continua la donna. Povertà ed emarginazione sono le radici dei mali che affliggono il quartiere secondo don Stefano Sparapani, che da sette anni è il parroco di San Basilio. “Generalmente le persone perbene tendono a farsi i fatti propri per non avere problemi con quelli che la strada se la sono presa”, aggiunge il sacerdote secondo cui“lo spaccio della droga è solo la punta dell'icerberg di un malessere collettivo che affonda le sue radici nella mancanza di lavoro”. "Qui comandano i poteri forti dello spaccio – spiega ancora don Stefano - gruppi articolati e strutturati, tanto è vero che le retate della polizia che si sono susseguite negli anni non hanno mai risolto il problema". "La politica dovrebbe intervenire in maniera progettuale e non repressiva”, dice questo sacerdote di periferia, che si scaglia contro i toni forti utilizzati dalla stampa nei giorni scorsi per descrivere il quartiere.

"Qui il bene non fa rumore, ma c'è molta più umanità rispetto a tante altre zone considerate benestanti", conclude convinto il parroco.

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