Il 31 luglio dello scorso anno Paolo Cozza si era licenziato dall'azienda di vigilanza (Sicuritalia) per la quale lavorava da quasi 15 anni.
Il 55enne aveva preso questa decisione in modo molto sofferto, ma sperava di passare gli ultimi anni della sua vita più tranquillo con il normale contributo di inabilità, visto i suoi precedenti problemi di salute. Il destino, però, non gli è stato amico e l'anno dopo, ad agosto, è stato portato via da un tumore fulminante al polmone.
Per questo motivo, il giorno del funerale i suoi colleghi della Sicuritalia, il gruppo per cui lavorava dal 2005, avevano deciso di aiutare la vedova devolvendo una parte dello stipendio. "Quasi 3 mila euro: un piccolo sacrificio di tutti per andare avanti", avevano detto. Un bel gesto, però mai diventato realtà, scrive il Corriere della Sera. Perché dopo 12 mesi, e nonostante le lettere dell’avvocato e i reclami, l’azienda non ha sbloccato lo stanziamento fatto dai 300 agenti.
Come racconta il Corriere, non erano stati facili gli ultimi anni di carriera in azienda di Paolo Cozza. "È stato operato al cuore. E per sei mesi è stato costretto a rimanere a casa. Poi, quando era rientrato, lo avevano fatto disperare con i turni. Faceva il jolly. Avanti e indietro in sedi diverse per le 7 ore previste. Quasi sotto ricatto. Sperando che la promessa, di sistemarlo stabilmente all’Inps di via XX settembre, diventasse realtà. Ma così non è stato", spiega al quotidiano Marilena Zappetti, la compagna degli ultimi 17 anni di vita del vigilante, diventata, qualche giorno prima della sua morte, la seconda moglie di un uomo stimato dai suoi colleghi.
Ma Paolo è sempre stato importante per gli altri vigilantes e la sua scomaprsa li ha colpiti. "Non è la prima volta che decidiamo di tassarci per un nostro collega in difficoltà - confessano alcuni dell'azienda -. Ma questa volta, il nostro gesto aveva un significato speciale". Ma questa volta non è andato come sperato. E nonostante le decie di chiamate all’ufficio legale, nessuno della direzione ha voluto replicare alle accuse: "L’azienda si rifiuta di pagare anche i 15 mila euro di tfr che spettano alla moglie".
Non è una situazione facile, questa. Da una parte ci sono i colleghi di Cozza che vogliono aiutare la vedova vista la dedizione che l'uomo ha sempre emsso nel suo lavoro, dall'altra c'è la donna che oggi ha annunciato di essersi rivolta ad un avvocato penalista per denunciare l’azienda di vigilanza "di appropriazione indebita" del denaro del marito.
Insomma, la colletta che gli ex colleghi di Paolo avevano fatto per la vedova non è mai arrivata alla famiglia. L'azienda non parla e la strada si annuncia in salita.
"Se entro pochi giorni non avremo risposta, provvederemo a fare un’altra ingiunzione di pagamento all’azienda per quel contributo dei colleghi - conclude l'avvocato -. Un passaggio che avrei evitato visto che i tempi della giustizia, tra accertamenti e altre procedure, rischia di allungarsi".Così, quello che doveva essere un bel gesto è stato completamente rovinato...
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