Coronavirus

La grande ira della Gismondo: "Italia madre ingrata"

La virologa dell'Ospedale Sacco di Milano, Rita Gismondo, recrimina l'assenza di meritocrazia: "L'Italia è una madre ingrata. I miei ragazzi sono ancora precari"

La grande ira della Gismondo: "Italia madre ingrata"

"Nessun grazie alla mia squadra che ha lavorato giorno e notte tra ricerca e 70mila tamponi processati". Parole amare, intrise di un percettibile risentimento, quelle che esprime la virologa Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, nel corso di una intervista all'Adnkronos.

Il coronavirus sembrerebbe una pratica archiviata per alcuni virologi, tanto che adesso si cominciano a tirare le somme, a fare il bilancio di questi lunghi ed estenuanti mesi di pandemia. Lo sa bene l'esperta Gismondo, impegnata sul fronte della ricerca da quando il virus ha cominciato a dilagare nel Belpaese, che oggi reclama a gran voce un riconoscimento per il suo operato. Nel mirino della virologa ci finisce soprattutto la Regione Lombardia: "Sono stati - dice - giorni, mesi molto pesanti in termini lavorativi, ma anche di grande soddisfazione per i riconoscimenti avuti dall'estero e che mi danno la misura di quanto abbiamo lavorato. Dall'Italia non mi aspetto niente da tanto tempo e non mi interessa a livello personale. Ma per i miei ragazzi sì", assicura. "Abbiamo ricevuto per esempio zero ringraziamenti dalla Regione Lombardia. La squadra del mio laboratorio ha lavorato 24 ore su 24 a sfornare analisi di tamponi, ne abbiamo processati circa 70 mila, e avremmo dovuto averli i ringraziamenti, sia a livello governativo che regionale. Come è successo ad altri, ma siamo stati ignorati, e questo è molto triste".

Da giovedì 9 luglio, Rita Gismondo sarà nelle librerie con 'Ombre allo specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi' (editore La nave di Teseo) - con prefazione del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri - in cui traccia un quadro della pandemia, dagli antefatti fino all'eredità lasciata da questa esperienza. "Se avessi dovuto scrivere oggi questo libro avrei raccontato di un'altra soddisfazione appena vissuta: quella di essere stata invitata a Berlino, unica virologa, per parlare di coronavirus in occasione di un dibattito in ambito governativo. Per fortuna ci sono le altre nazioni, l'Italia è una madre ingrata". Nel libro ci sono anche sprazzi della vita nel laboratorio, mentre l'ondata di malati Covid travolgeva gli ospedali. Protagonisti i suoi collaboratori che la microbiologa celebra e ringrazia. Come Davide, ragazzo precario, che ha mandato compagna e figlio in Toscana dai nonni per potersi dedicare interamente al lavoro e quando ha isolato il virus, scrive Gismondo, "non è stato chiamato per nessuna conferenza stampa, non ha ricevuto le congratulazioni del ministro Speranza né, tantomeno, l'assunzione. C'è chi è diventato cavaliere, i miei ragazzi sono rimasti precari. Succede perché noi lavoriamo a testa bassa".

Evidentemente amaraggiata, la virologa non le manda di certo a dire e, senza fare sconti a nessuno, tira una stoccata a destra e l'altra a manca.

"Non esiste meritocrazia in questo Paese, - conclude - paga di più l'appoggio politico o farsi valere a livello d'immagine".

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