Vizi pubblici e privati

Non puoi sconfiggere un terremoto, ma qualcosa per ridurre il sangue e il male si può fare. Delegare tutto a quella divinità corrotta chiamata Stato assomiglia a una forma di superstizione e senza alcun dubbio è sciocco, è miope

Vizi pubblici e privati

Le nostre case, la nostra terra, i nostri paesi non sono figli di nessuno. Non ci possono più essere gli alibi di una volta. Ci pensa il Comune, ci pensa lo Stato, ci pensa qualcuno di indefinito e lontano. Non basta. Non basta anche se è un dovere pubblico. Non basta anche se paghi le tasse. Non basta soprattutto perché, ormai lo sappiamo, non ti puoi fidare. Questa è una stagione particolare della nostra storia e servono azioni e coscienze speciali. Lo Stato ci ha illuso e fregato. Spesso ha dato troppo e altrettanto spesso ha chiesto troppo. È arrivato il momento di uscire da questo circolo vizioso. Non possiamo pretendere dallo Stato lavori, privilegi, favoritismi, scorciatoie e che ci garantisca una vita tranquilla senza fatica, magari con il prezzo di una buona raccomandazione. E lo Stato non può spolpare gli individui saccheggiando i frutti del lavoro, tassando i contribuenti fino al midollo. Quello tra Stato e cittadini è un doppio e reciproco inganno. Noi abbiamo usato lo Stato come alibi per non assumerci le nostre responsabilità, lo Stato ci ha tolto energie, futuro e sicurezza.

Non puoi sconfiggere un terremoto, ma qualcosa per ridurre il sangue e il male si può fare. Delegare tutto a quella divinità corrotta chiamata Stato assomiglia a una forma di superstizione e senza alcun dubbio è sciocco, è miope. È un alibi, appunto. Significa non essere uomini liberi, ma sudditi. Il sospetto è che agli italiani questa condizione non dispiaccia, perché se sei libero devi scegliere e ogni scelta costa. Scegliere significa preoccuparsi di una casa, quella dove vivi o quella del paese dove vai in vacanza. La casa dei nonni e dei padri, la seconda casa, la casa che è vecchia e che non si ha la voglia, il tempo e anche i soldi per curarla. Cosa può mai accadere? Ecco, qualche volta il peggio accade. Siamo noi i primi che dobbiamo preoccuparci della nostra sicurezza. Poi viene lo Stato, che ha le proprie responsabilità, ma che non può comunque risolvere tutte le questioni private. E cosa c'è di più privato e personale di una casa?

Non si sta qui a distribuire colpe. È opportuno però guardarci in faccia e riconoscere che siamo un popolo che punta l'indice sempre contro gli altri. Non è mai un problema tuo. Ma se un paese crolla è anche perché molti di noi hanno fatto interventi nella propria casa, ripetendo «che vuoi che sia».

Ora si dibatte su come mettere in sicurezza l'Italia. Ma i grandi piani serviranno a ben poco se continueremo a nascondere la verità credendo che non ci sia nulla di male nelle nostre piccole modifiche nelle mura casalinghe.

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