Coronavirus

Zangrillo: "Ecco perché ora il virus morde Ma niente terrorismo su Covid"

Il professore ha spiegato che deve arrivare in ospedale solo chi ne ha veramente bisogno

Zangrillo: "Ecco perché ora il virus morde Ma niente terrorismo su Covid"

Il professore Alberto Zangrillo, primario dell'unità operativa di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell'ospedale San Raffaele di Milano, ha fatto il punto sulla situazione coronavirus durante una intervista al Corriere. Si è detto soddisfatto del discorso del premier Giuseppe Conte di domenica scorsa.

Zangrillo: "Non è una tragedia. Siamo ancora in tempo"

Alla domanda sul perché ci troviamo in questa situazione, con un aumento dei casi da Covid, dopo la dichiarazione del 31 maggio che parlava di un virus clinicamente morto. Zangrillo ha ricordato di aver sempre sostenuto che con il coronavirus dobbiamo imparare a convivere e che forse non ci siamo ancora riusciti. Nonostante nell’ultima settimana i nuovi contagi a Milano siano passati da 3mila a 6mila, arrivando anche a 1.500 casi al giorno, secondo il professore non è una catastrofe e siamo ancora in tempo per un’azione tempestiva. L’importante in questo momento è essere lucidi. Da diverse settimane Zangrillo non rilasciava interviste e anche le sue ospitate televisive erano mancate ultimamente, a eccezione di un intervento nella trasmissione“Non è l’Arena” di Massimo Giletti.

L’esperto è concorde sul fatto che la corsa del virus vada fermata ma è contrario al terrorismo, ovvero a infondere la paura nella popolazione affinché questa agisca in un certo modo. “Io sono per dire la verità. A maggio il virus era in ritirata, oggi è tornato a mordere, probabilmente anche per comportamenti negligenti. Ma solo di pochi. La maggior parte della popolazione è coscienziosa, giovani compresi. Lo ripeto: con il virus dobbiamo imparare a convivere ha sottolineato il prorettore dell’Università Vita Salute. E sul da farsi, il professore ha detto di augurarsi che scatti nei ragazzi un senso di protezione nei confronti di genitori e nonni. Sono infatti loro i soggetti fragili, più a rischio, che devono essere salvaguardati. Soprattutto se hanno patologie pregresse come diabete o malattie cardiache, che in un paziente contagiato potrebbero facilmente aggravarsi.

Responsabilità da parte di tutti

Zangrillo è certo che se la gente seguirà comportamenti corretti dal punto di vista qualitativo, si riusciranno a risolvere anche i problemi quantitativi. Per uscire da questa situazione serve responsabilità da parte dei singoli, ha tenuto a precisare il professore. L’importante è non generare panico nei cittadini. E sul fatto che vengano chieste rinunce, Zangrillo ha risposto: “Va bene. Le possiamo chiamare così. Servono a salvaguardare tutto ciò che deve rimanere attivo. Scuola e attività produttive soprattutto. Ma anche la possibilità di continuare a prendere in carico i malati no Covid”.

Per quello che può vedere all’interno del suo ospedale, il San Raffaele, il 30% di coloro che arrivano in pronto soccorso potrebbero benissimo essere curati nelle proprie abitazioni. Per fare questo però “è fondamentale la diagnosi tempestiva che solo i medici di famiglia possono mettere in atto. Il segreto è prendersi la responsabilità di inviare in ospedale solo chi ne ha bisogno. Oggi siamo in una fase decisiva. Ci vuole senso civico da parte di tutti. Ciascuno deve prendersi le proprie responsabilità. Altrimenti il problema diventa di proporzioni importanti”.

Per quanto riguarda le terapie intensive, il professore ha spiegato che la risposta è migliore rispetto ai mesi di marzo e aprile. Una cosa ha però tenuto a sottolineare, che questa pandemia deve servire da lezione, anche perché ha rilevato che mancano rianimatori, infettivologi e immunologi.

Sul coprifuoco a cui sta andando incontro la Lombardia, Zangrillo non ha dubbi: “Il mio senso civico mi obbliga a obbedire, ma certe terminologie evocano scenari che non vorrei lasciare in eredità ai miei figli”.

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