Guerra in Ucraina

"La guerra si fa anche con armi ibride". Cosa succede in Ucraina

Fake news, deep fake, comunicazione strategia e innovazione. L’Ucraina è l'avamposto per un nuovo tipo di guerra: il professor Zizza ci spiega perché

"La guerra si fa anche con armi ibride". Cosa succede in Ucraina Esclusiva

“La comunicazione strategica è l’arma che sta consentendo all’Ucraina di spuntarla sulla Russia”. Michele Zizza insegna culture digitali e social media all’Università di Viterbo ed è tra i massimi esperti nazionali del settore. Non a caso oggi collabora con l’Università di Lund in Svezia che si occupa di fornire report a Stratcomcoe, ovvero il centro, composto da militari e studiosi, che per la Nato studia gli effetti della comunicazione sui processi sociali e politici. “È un’eccellenza che si occupa di capire come informazione e comunicazione possono minacciare le democrazie del pianeta”.

Professor Zizza, cosa è cambiato da quando è iniziato il conflitto in Ucraina?

“La battaglia la si vive in tempo reale. Non c’è più solo la televisione h24, ma grazie ai social, ai blog, possiamo dire che siamo sul campo di battaglia da quando ci alziamo fino a quando andiamo a letto. I telefonini di chi sta facendo la guerra, pertanto, contano quanto gli armamenti, se non qualcosa in più”.

Perché sono determinanti?

“I cittadini oggi producono contenuti, che poi vengono diffusi dai media. In questo gli ucraini si sono dimostrati bravi. I militari sono esperti di device, di droni a controllo remoto. A volte è bastata una foto di un cittadino per far comprendere all’esercito di Zelensky gli spostamenti dei convogli russi. Tramite le app, le persone sanno dove trovare rifugio, dove c’è acqua, come dare un contributo. Grazie alla rete, inoltre, si sensibilizzano persone a sposare la causa. Le dirette del premier di Kiev, le azioni di convincimento sono frutto di studi”.

Zelensky è quindi un pioniere?

“L’Ucraina è un avamposto per quanto riguarda la comunicazione strategica. La conoscenza di Zelensky delle dinamiche dell’infotainment, seguendo quelle che sono le direttive Stratcomcoe Nato, gli sta dando un vantaggio notevole”.

Cosa non sta, invece, funzionando a Mosca?

“I russi sono facilmente rintracciabili. Quando vengono georeferenziati diventano un obiettivo. Parlano in chiaro e ciò permette alla controparte di capire le strategie. C’è, poi, il problema interno della comunicazione”.

A cosa fa riferimento?

“Putin controlla l’informazione, ma non la comunicazione. Pur essendo bloccati i social, software di messaggistica come Telegram permettono a chi la pensa in modo diverso di far veicolare contenuti diversi da quelli voluti dal governo. Anche fuori dalla Russia, ovvero nelle ambasciate, si teme la Nato, in questo campo avanti anni luce”.

Come mai?

“La Nato è da circa dieci anni che era preparata a tale tipologia di conflitto. Si è sempre aggiornata. La Russia, invece, sta colmando solo adesso il gap”.

Bomba in Ucraina

L’Italia come è messa?

“Anche in questo campo, seguiamo le direttive Nato. Non basta solo ricorrere ai carri armati o agli aerei, indispensabili, ma una guerra si fa anche con armi ibride. Con quest’ultimo termine, intendo, quelle applicazioni e quelle strategie che poi nei fatti ci consentono di avere un vantaggio rispetto agli altri. Conoscere le nuove piattaforme, essere aggiornati sui virus, specializzarsi in cybersecurity è fondamentale. Parte del tanto discusso 2 per cento sarà destinata anche in tal senso”.

Cosa intende per spese militari?

“Investimenti in ricerca e innovazione. La guerra è cambiata. Un attacco può essere condotto da fanteria e aviazione, ma anche con mezzi diversi, come malware, disinformation e take over. I fini, però, sono sempre gli stessi. La Difesa non protegge un paese solo in caso di guerra ma ogni giorno, anche mentre siamo in pace con tutti. Questo consente a una nazione democratica e sviluppata di restare competitiva nelle organizzazioni internazionali (Nato, Onu, Ue) e nelle sfide geopolitiche. La guerra in Ucraina lo insegna”.

Un problema oggi sempre più diffuso è quello delle fake news…

“Il futuro ne sarà pieno, così come di deep fake. Ecco perché dobbiamo prepararci a contrastarle, nell’ordinario così come nelle crisi. È importante per intercettare ingerenze esterne che possono incidere sulla nostra politica interna e su azioni mirate contro l’asset strategico.

La Russia è entrata in Ucraina dopo dieci anni di disinformazione nel Donbass, mentre la Nato monitorava da sempre le media campaign”.

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