Da Cruise a JLo: attenti al cent e felici di esserlo

Fa mobili economici perché non comprerebbe mai una sedia da cinquanta euro. E poi non si offende, il signor Ingvar Kamprad: «Avaro per me è un complimento». Ricco e tirchio, mister Ikea. E forse le due cose corrono parallele come due mensole lack ben piazzate su una parete. Ricco e tirchio, come uno Zio Paperone vero, innamorato dei bigliettoni e delle monete d’oro, voglioso di tuffarsi in un mare di dollari, se non fosse tanto osteggiato negli Stati Uniti.
Perché lui, il vero globalizzatore del pianeta, quello che ha insegnato lo svedese a tutto il mondo, che ha trasformato il mobile in un linguaggio universale, non riesce a sfondare in America. Non gli fanno aprire i suoi immensi negozi gialli. Il che è strano, visto che i suoi divani e le sue scrivanie e i suoi armadi superscontati piacerebbero un sacco a quelli come lui: sfondati e però un po’ vittime del braccino corto. Tipo Tom Cruise, tanto pronto a spendere cifre folli per il matrimonio sul lago di Bracciano e ancora di più a vendere le esclusive fotografiche ai giornali per una somma sufficiente a coprire tutte le spese. Un ricevimento a costo zero, forse pure col guadagno, che non si potrà mica negare un piccolo cachet al mistico signore che per ogni film chiede venti milioni di dollari. Cruise avaro lo è con quelli che stanno peggio di lui, tipo i camerieri: per pranzo da 458 dollari, consumato con l’allora moglie Nicole Kidman, lasciò una lauta mancia di cinque dollari: lo 1,09 per cento del conto, molto molto meno del solito 15 per cento che fa galateo negli Stati Uniti.
Sotto la media, nettamente, anche Jennifer Lopez che una volta ricca non era e allora dovrebbe aver imparato quanto è seccante vedere l’avarizia dei milionari. Entrò in un ristorante di Manhattan e mangiò con altre due persone piatti per 358 dollari. Alla fine sul tavolo lasciò un dollaro e 27 cents. La taccagnaggine di JLo è arrivata su internet ed è diventata una specie di tormentone, ma mai quanto quella di Paul Wolfowitz.
Pur di dare addosso all’ex presidente della Banca Mondiale l’hanno massacrato per la sua avarizia. Presunta. E dedotta. Colpa di quella fotografia, pubblicata dai giornali di tutto il mondo, di lui con le calze bucate all’ingresso in una moschea. «Spilorcio», è arrivato a titolare qualcuno, con una malcelata dose di soddisfazione di chi ha appena punito il lupo cattivo.

Il quale non s’è difeso e non ha neppure reagito il giorno dopo, quando è arrivato il raddoppio: «Wolfowitz si fa prestare i soldi da un uomo della scorta». Era in giro per un mercatino, voleva fare acquisti, s’è messo le mani in tasca e non ha trovato nulla. Come al solito era uscito senza soldi.

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