Riccardo Signori
nostro inviato a Treviso
LInter ha meno freddo: meno otto dalla Juve, quinta vittoria in trasferta. Non cè il tanto per far volare la fantasia, ma il poco per sentirsi meno annoiati da un campionato monotematico. Prima vittoria, in campionato, di unInter totalmente straniera. Ricordo da passare al Guinness. Inter a pieno ritmo solo nel risultato: il resto è stata fatica, sofferenza, vittoria difesa finalmente con umiltà operaia e forse un occhio ammiccante dellarbitro. Il testolone di Julio Ricardo Cruz è tornato a sventolare alto e solitario come un vessillo di successo per le sorti dellInter. Quando arriva il momento del bisogno, per fortuna che cè il Ricardo che gioca la palla come fosse a biliardo: colpi secchi e precisi. Gol che vale un contratto, appunto quello che il nostro sta cercando insieme a un posto al mondiale con lArgentina. Questo è il settimo in campionato, rispetto ai minuti giocati è media da scudetto. Per ora: sogno scudetto.
La partita ha preso subito forma e contenuti che non avrebbe più smarrito, forse per merito del freddo similpolare che ha spinto la gente in tribuna alla grappa e quella in campo a correre a tutta birra. LInter ha cercato il comando delle operazioni, messa di buon umore da uno svolazzo a vuoto di Zancopè che, dopo due minuti, ha offerto ai nerazzurri la parata brivido da sfruttare in gol: testa di Cruz, respinta maldestra del portiere. La gente nerazzurra ha capito e provato a pressare, cercato cross e tiri lunghi: serviva sfruttare lattimo. Ma il Treviso sè mostrato altra cosa rispetto a quello dellandata a San Siro. E se ne sono visti gli effetti. Pinga, Maggio e Guigou hanno cercato contropiedi ad effetto brivido, soprattutto sulle fasce laterali, e Borriello ha messo a tutti il dubbio dopo otto minuti, ma non allarbitro: tira e molla con Cordoba, volo a terra con il colombiano che cerca di abbrancarlo. Per tutti rigore, per larbitro fallo dellattaccante. A quel punto leffetto grappa si è visto nella reazione del pubblico, imbestialito così tanto da non perdonarne più una.
LInter se lè vista brutta, Julio Cesar se la vedrà peggio in un altro paio doccasioni. Centrocampo e difesa nerazzurri avranno gran daffare nel tenere a freno la fresca brezza che, di tanto in tanto, prendeva ad alitare sospinta dalle idee e dal gran correre di Parravicini e Filippini, Pinga e Maggio sempre loro. La squadra di Mancini si è aggrappata ai soliti noti per tener botta e proporre il suo rango calcistico: Cambiasso a far la guardia per tutti, Veron a cercare soluzioni non facili, mentre sulla fascia ha preso consistenza Burdisso più di Kily e Figo troppo spesso ha sbattuto contro Dellafiore. Adriano ha annaspato cercando conclusioni presuntuose. Fino al gol di Cruz che ha tranquillizzato gli interisti, ma non smontato gli avversari: bel cross di Burdisso e Cruz, solitario hombre darea, ha colpito con la precisione di un rigorista. Match risolto? Macché! Il Treviso ha mostrato anima e qualità. Pinga ha crocefisso Julio Cesar pur calciando una punizione sulla traversa: il portiere non ci sarebbe arrivato. E, allinizio della ripresa, una conclusione di Parravicini ha segnalato unaltra esitazione preoccupante del portiere. Sarà il momento no dei brasiliani di Milano.
Insomma lInter ha dovuto lavorare senza mai perdere concentrazione ed attenzione. La difesa ha sfarfalleggiato tra durezze ed imperfezioni e il centrocampo si è arroccato in una battaglia che la dice lunga sulla consistenza del Treviso, che, nella ripresa, ha perso piano piano pericolosità offensiva. È stata sofferenza nerazzurra fino al termine. E, di contrapposto, voglia di non mollare del Treviso. È stata guerra degli affanni e degli affannati.
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