Csm, solita assoluzione per i pm di Milano
10 Settembre 2005 - 00:00La procura generale della Cassazione aveva chiesto la «censura» Il Guardasigilli: «Sapevo che sarebbe andata a finire così»
Anna Maria Greco
da Roma
Il verdetto del «tribunale dei giudici» su Ilda Boccassini e Gherardo Colombo è di assoluzione: non hanno violato i loro doveri di correttezza e leale collaborazione, opponendo agli ispettori del ministro Roberto Castelli il segreto investigativo sul famoso fascicolo 9520, nella primavera del 2003. Dopo 2 ore di dibattimento e oltre 3 di camera di consiglio la sezione disciplinare del Csm, presieduta dal vicepresidente Virginio Rognoni, dichiara che sono «rimasti esclusi gli addebiti» ai due pm milanesi. Riunione lunga e difficile, anche per questioni procedurali: il Csm, infatti, respinge perché tardivi nuovi documenti della difesa, come spiega in unordinanza. Ma alla fine, Boccassini e Colombo vincono la partita.
«Ho testimoni che possono garantire - è il primo commento di Castelli - che avevo già detto che non ci sarebbe stata possibilità di una conclusione diversa da quella dellassoluzione. Questo, per una serie di motivi che chiarirò successivamente». Il Guardasigilli non sembra arrendersi: nei giorni scorsi ha fatto ripartire lispezione sul fascicolo e lispettore Otello Lupacchini ha rinnovato la richiesta alla Procura di visionare lincartamento. Richiesta per ora caduta nel vuoto.
Per Edmondo Bruti Liberati, difensore di Boccassini e Colombo (trasferito a marzo in Cassazione, su sua richiesta), «è stata riconfermata lassoluta correttezza dellattività dei pm di Milano». Con «una riaffermazione importante dellindipendenza dei magistrati». «Erano illazioni infondate», taglia corto il presidente dellAnm Ciro Riviezzo, per il quale questo è stato «il naturale epilogo di una vicenda che non meritava tanto scalpore».
La pietra dello scandalo che ha fatto finire di fronte al Csm i due pm è appunto il faldone dei documenti da cui hanno avuto origine i processi Sme, Imi-Sir e Lodo Mondadori. Quello che, per Cesare Previti, rimane inaccessibile perché nasconde prove a suo favore.
Allinizio dellanno i due magistrati, su richiesta del Guardasigilli, vengono accusati di essersi illegittimamente rifiutati di mostrare agli ispettori del ministero della Giustizia il fascicolo 9520. Il «processo» inizia il 15 luglio e per laccusa il rappresentante della Procura generale della Cassazione, Luigi Ciampoli, chiede di acquisire agli atti proprio i documenti contesi. Solo allora si scopre che il fascicolo è stato archiviato dal gip ad aprile. Ieri il Pg aveva chiesto la sanzione della «censura» per Boccassini e Colombo, ripetendo che era necessario acquisire il 9520 perché era lunico modo per verificare se sia stato o no corretto il comportamento dei pm milanesi. Per laccusa, infatti, avrebbero continuato ad indagare nonostante alcuni dei reati fossero prescritti mentre per altri le indagini erano andate avanti senza lautorizzazione del gip. Ma Ciampoli non ottiene nulla di quanto chiede.
Come difensore dei due magistrati cè lex presidente dellAnm, Edmondo Bruti Liberati, che chiede lassoluzione, perché lunica colpa di Boccassini e Colombo sarebbe quella di avere «adempiuto con eccezionale impegno, dedizione e professionalità al precetto dellobbligatorio esercizio dellazione penale, nel rispetto del principio fondamentale dellordinamento per il quale la legge è uguale per tutti». Il legale si è per questo opposto «fermamente» alla richiesta di acquisire il 9520. «Questo - aggiunge - non è un processo alla gestione del fascicolo. Se la Procura generale vorrà, potrà avviare un altro procedimento disciplinare». Tanto più, continua Bruti Liberati, che «non si decide in sede disciplinare se un reato è prescritto: valutazione che spetta ai giudici». Per il difensore di Boccassini e Colombo basterebbe leggere le 3 pagine con le quali il gip Rossato concesse nel settembre del 97 la proroga delle indagini.
Dopo lassoluzione lo stesso Bruti Liberati, grande antagonista del ministro Castelli nella battaglia sulla riforma dellordinamento giudiziario, commenta: «Il tentativo del ministro di mandare alla sede disciplinare valutazioni che sono di competenza dei giudicanti è stato stroncato dal Csm».