di Santo Versace*
Sono certo che quello che scriverò del Consiglio superiore della magistratura farà aggrottare le sopracciglia di qualche difensore della Costituzione, ma non voglio rinunciare ad essere un uomo libero e pragmatico, ragione per cui ho atteso la giornata in cui si sono svolte le elezioni per il rinnovo dei membri togati, per raccogliere alcune riflessioni sul Csm.
Ecco perché credo di poter dire che questo organo costituzionale debba rientrare, in prima fila tra quelli a cui chiedere un significativo taglio delle spese. Ricavare i dati della gestione del Csm non è stato facile. Diversamente da altri organi costituzionali, come la Consulta, il Csm non ha ritenuto di dover mettere in rete il proprio bilancio con l’elenco delle spese, dei beneficiari delle stesse, coi costi per il personale e con le indennità destinate ai suoi membri. L’unico dato relativamente recente che ho potuto consultare è stato quello relativo al 2008 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nell’ottobre del 2009. Il dato più interessante che ne ho ricavato è che, di sole indennità e rimborsi ai membri del Csm sono stati sostenuti costi per 6.272.000,00 il che diviso tra i 16 togati e gli 8 laici fa all’incirca 261.000,00 ciascuno. Non poco se si considera che il costo complessivo del funzionamento del Csm nel 2008 è ammontato a circa 28 milioni di euro ed in questa somma sono compresi i costi di personale, di funzionamento della struttura, i rimborsi per la convegnistica (spropositati) e le spese per la formazione professionale delle toghe che è all’incirca di 6 milioni di euro.
Oggi, con l’aria che tira e con la prospettiva di tagli drastici in ministeri, enti regionali e comuni, l’unico organismo che ha avuto l’ardire di chiedere 35 milioni per il 2011, 36 milioni per il 2012 e quasi 37 milioni per il 2013 è stato il Csm. Se si fa il confronto con l’ultimo rendiconto del 2008 gli aumenti sarebbero del 25% per il 2011 e qualcosa meno del 30% per gli anni successivi. In epoca di tagli, insomma, l’organo di autogoverno dei magistrati non vuole rinunciare alla sua eccentricità. Gli altri, a malincuore, sono costretti a dolorosi tagli? Ebbene i magistrati non solo non tagliano alcunché ma vogliono più denari da gestire, la quisquilia del 25% in più. Segnalo questa singolare richiesta perché credo che possa e debba essere considerata in occasione del dibattito parlamentare sulla manovra. Ma non finiscono qui le singolarità del Csm. A ben vedere, e qui so di infliggere un dispiacere ai difensori della Costituzione, questo organo costituzionale può essere annoverato tra gli enti di dubbia o di nessuna utilità, quelli, per intenderci, che non si riesce in nessun modo ad eliminare. È un dato di fatto che i magistrati italiani sono assunti a seguito di un concorso e divengono dipendenti dello Stato. Il datore di lavoro è dunque il ministro della Giustizia. In un Paese meno ipocrita la materia delle assunzioni, delle assegnazioni, dei trasferimenti e delle promozioni dei magistrati sarebbero competenza di un ministro attraverso gli apparati ministeriali. Quanto poi ai procedimenti disciplinari, ragioni di normale prudenza suggerirebbero di sottrarli ai colleghi dei magistrati in odore di provvedimento disciplinare, per rimetterli ad una corte costituita da non magistrati e perciò terzi che non abbiano alcuna remora derivante dalla «colleganza».
In Italia non è così, il ministro della Giustizia assume sì gli uditori giudiziari vincitori di concorso, ma da quel momento in poi l’assegnazione di incarichi, la progressione di carriera, i trasferimenti ed ogni altro aspetto relativo alla carriera dei magistrati è gestito da un organo che, nella prassi, è divenuto la sede delle trattative e compensazioni tra correnti della magistratura organizzata. I membri laici del Csm contano poco o nulla essendo costantemente in minoranza rispetto ai membri togati. Basterebbe introdurre per legge criteri rigidi in tema di assegnazione di sedi, promozioni e progressione nella carriera e questo garantirebbe l’indipendenza dei magistrati molto più di un Csm schiavo di sindacalisti-magistrati impegnati a far prevalere il proprio candidato su quello del sindacato concorrente e indifferenti alle ragioni del merito. Il Csm si è trasformato da tempo in un organo sostanzialmente politico in cui la casta dei magistrati si autogoverna prescindendo dall’interesse collettivo e salvaguardando oltre ogni limite gli interessi degli associati. La semplice lettura dei provvedimenti della Prima Commissione Consiliare in materia di azione disciplinare e accertamento dei casi di incompatibilità basta a convincersi della inefficacia, dal punto di vista del cittadino, dell’azione del Csm. Se qualcuno ha il tempo per farlo, legga poi dal sito del Consiglio l’elenco degli incarichi extragiudiziari autorizzati dal 14/11/2009 al 13/05/2010. Si tratta di un elenco di 320 pagine in cui si troverà di tutto e si comprenderanno le ragioni per cui anziché toccarne i privilegi molti trovino più facile distribuire incarichi ben remunerati ai magistrati. Sarà per acquisirne la benevolenza? A pensar male, con quel che ne segue...
Sono in arrivo i risultati delle elezioni dei membri togati. Le correnti dei magistrati la faranno da padrone, ancora una volta.
*Deputato Pdl e membro della X Commissione
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