Il Csm va in panne sui pm antimafia tra correnti e veti

Le nomine alla Dna sono ferme da due anni. La "rossa" Md raccomanda Curcio, che si è occupato di P4 con Woodcock

Il Csm va in panne  sui pm antimafia  tra correnti e veti

Roma - Tutto fermo al Csm per la scelta dei nuovi sostituti della Direzione nazionale antimafia. Tutto fermo da quasi due anni perché si continua a litigare.
I 6 consiglieri della Terza commissione sono riusciti nell’incredibile impresa di partorire 5 diverse proposte per i 4 posti vacanti alla Dna, combinando in tutti i modi possibili sempre gli stessi 6 candidati già prescelti. Possibile? A Palazzo de’ Marescialli, sì.
Il plenum che mercoledì doveva finalmente decidere, di fronte a questa straordinaria frantumazione (anche se in extremis una delle proposte è stata ritirata), non ha votato nessuno dei pacchetti preconfezionati. Ha, invece, rispedito la pratica in commissione, raccomandando di cercare l’unanimità o, almeno, di ridurre il numero delle proposte.

Anche su questo l’assemblea non è stata compatta: 13 voti a favore, 10 contrari e un astenuto.
La trafila per la Dna è iniziata addirittura con il consiglio precedente, ma adesso si fa un passo indietro e Piero Grasso può aspettare. Eppure, quando il Csm volle ascoltarlo diversi mesi fa proprio per conoscere il profilo ideale dei sostituti, il Superprocuratore antimafia sollecitò una decisione rapida e di alto profilo.

Adesso ci sono le feste e il prossimo plenum è fissato per l’11 gennaio, ma chissà se per quella data la commissione avrà trovato un accordo.
Sembra il trionfo neppure del correntismo, ma del particolarismo, della promozione dell’amico, una prova di forza tra consiglieri per dimostrare chi ha più potere di contrattazione. Un gioco di potere. E intanto chi ne gode sono altri «amici», quelli di Cosa nostra.
Nella lista dei concorrenti sono stati selezionati da mesi i 6 candidati più meritevoli: il pm di Napoli Francesco Curcio (Madistratura democratica), che ha indagato sulla P4 con Henry John Woodcock, Franca Maria Rita Imbergamo sostituto pg alla Corte d’appello di Caltanissetta (Unicost), la pm antimafia di Bari Elisabetta Pugliese (correnti di sinistra), i sostituti napoletani Antonio D’Amato (Magistratura indipendente) e Luigi Alberto Cannavale (Unicost) e il moderato Filippo Spiezia che lavora ad Eurojust ed è l’unico che figura in tutte le proposte (per la sua esperienza internazionale risponde particolarmente all’identikit tracciato da Grasso).

Visto che i posti vuoti negli uffici della Dna a via Giulia sono 4 il gioco poteva chiudersi facilmente. Bastava che in commissione qualcuno dei membri cedesse un pochino. E invece, le trattative si sono complicate, ognuno si è arroccato sulla sua proposta, i pacchetti si sono moltiplicati e sclerotizzati.
«Ci sono state liti furibonde - racconta un consigliere - e quando si è cercato il voto dell’assemblea non c’era nessun accordo. Così, si ritorna in commissione e il Consiglio non ci fa una bella figura».
In plenum si è aperto anche un altro problema, con una lunga discussione sulle procedure di voto.

Il togato di Area (coordinamento di sinistra) Aniello Nappi ha infatti proposto di reinterpretare il regolamento votando non per pacchetti di nomi proposti, ma singolarmente sui vari candidati.

Con lui anche altri consiglieri hanno sostenuto questa possibilità di rivedere la prassi, anche per trovare una strada che aiuti a superare la clamorosa impasse. Su tutto dovrà ora decidere la commissione, sempre se non prevarrà il particolarismo.

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