Ci sono almeno due buoni motivi per schierarsi dalla parte di Francesco Totti e della sua idea di tornare in Nazionale dal prossimo mese di settembre ma a mezzo servizio. Il primo è il più convicente di tutti: con la placca e le viti rimaste dentro la caviglia ferita, non è affatto garantito che possa risultare utile al club Italia. Non è mai stato Rambo, ha subito molti abusi agonistici, eppure ha compiuto sacrifici degni di menzione speciale. In Germania si è presentato in imperfette condizioni fisiche, ha convinto Lippi a cambiare schieramento, è stato spesso ai margini delle grandi sfide, ne ha orientata una sola (Australia), ma è rimasto dal primo allultimo giorno un esponente del gruppo a pieno titolo anche se non proprio un leader. È cosa buona e giusta reclutarlo per le sfide utili alla qualificazione e, nel caso di superamento del girone, alleuropeo 2008: quando serve, insomma. Le amichevoli siano riservate ai talenti da collaudare, Quagliarella e Di Natale. Basta non codificare laccordo, decide il Ct in piena autonomia.
Cè un altro buon motivo per assecondare il piano di Totti che ha avuto, come al solito, il cattivo gusto di affidare il messaggio a un portavoce invece di parlarne in privato con Donadoni e Riva. Totti non ha mai sbavato per la Nazionale, lha considerata un mezzo per ritagliarsi un po di gloria, più che un obiettivo. Dietro lapparente enormità della sua frase scandalo («provo più emozione a giocare Manchester-Roma che la finale mondiale di Berlino»), Francesco ha svelato una ingenuità di fondo.
N.B. Totti non è più un giovanotto, a settembre viaggia per i 31 anni. Se non diventa una ossessione, è un bene per tutti: per lui, per i suoi devoti tifosi e per la Nazionale.
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