Il ct fissa la nuova rotta «Largo a qualche under cambio anche il modulo»

«Ora ho le idee più chiare». Nella conferenza stampa del giorno dopo l’eliminazione dalla Confederations Cup, Marcello Lippi non appare preoccupato, sfiduciato e neanche arrabbiato nonostante questo sia «il periodo più negativo da quando alleno l'Italia». Anzi, sembra avere realizzato che qualcosa di sbagliato c’è stato e qualcosa si dovrà cambiare. «Non ho mai detto che questa sarebbe stata la squadra che avrei portato al mondiale» sostiene in una sorta di difesa ex post. Che il processo di rinnovamento sia finalmente alle porte? La sensazione è che l’idea “ribaltiamo come un calzino la nazionale” non sarà mai attuata dal commissario tecnico, ma allo stesso tempo ci sarà un deciso cambio di rotta. Anche se per l’Italia rinnovare come ha fatto il Brasile sarà più difficile: «Loro hanno preso la strada giusta ma venivano dalla sconfitta mondiale, situazione diversa. E poi possono attingere da 1200 giocatori sparsi per il mondo: potrebbero fare venti nazionali».
Proseguiamo con le parole di Lippi. «Se non avessi lasciato tre anni fa ora si direbbe che questo sarebbe il proseguimento del mio ciclo ma questo è un periodo di ricostruzione che deve tenere conto di tanti fattori». Quali? «Innanzitutto la qualificazione al mondiale, che dobbiamo ancora raggiungere: i veterani sono fondamentali. Poi questa Confederations, capitata proprio in mezzo a tale periodo. Infine l’europeo Under21, non potevo prosciugare la squadra di Casiraghi».
Brutta la sensazione che il torneo sudafricano non sia stato molto più che un fastidio («L’abbiamo affrontato con serietà, ma certo non è un mondiale o un europeo. Per cui ho fatto un certo tipo di convocazioni tra cui Gattuso, reduce da un infortunio ma importante per il gruppo») e l’eliminazione, secondo Lippi, è in gran parte colpa della condizione fisica: «Mi sono reso conto di quanto sia importante per il nostro modo di giocare la condizione atletica, in riferimento anche agli infortuni». Già però l’undici brasiliano è composto in gran parte da calciatori di campionati (italiano, inglese, spagnolo) lunghi e impegnativi, eppure domenica correvano a mille. Ancora sulla tenuta fisica: «Il Brasile ha dominato la precedente Confederations Cup, ma poi al Mondiale è uscito agli ottavi, perché si sono presentati in cattive condizioni. Il prossimo anno il campionato finirà prima, avremo più tempo per prepararci».
A proposito di serie A, può veramente regalarci novità oppure l’impoverimento progressivo del nostro torneo è un dato preoccupante? «Leggere ogni giorno sui giornali che i vari Kakà, Maicon o Ibrahimovic partono o possono partire non è una bella cosa. Dà la sensazione del ridimensionamento». Ma Lippi non è preoccupato: «Se Pirlo va a giocare nel Chelsea per la Nazionale non cambia nulla, per il campionato italiano comunque dà una sensazione di impoverimento tecnico». Di sicuro questa esperienza sudafricana non ha aiutato il movimento calcistico italiano: «Se poi si aggiunge che la nazionale italiana in questo momento non offre una bella immagine...», finiamo noi «il patatrac è completo».
Torniamo allora alle soluzioni per rovesciare l’andazzo. Niente rivoluzioni: «Credo ancora che 10-11 elementi di questo gruppo possano essere importanti anche nel futuro». Qualche nome sui nuovi? «Non escludo nulla ma non si risolve tutto con i giovani. Perché ho detto quali giovani ci sono? Ci sono under che faranno al caso nostro, ma la personalità resta un fattore importante». Scontato l’accantonamento del 4-3-3: «Si può pensare di cambiare qualcosa. Però questo puoi valutarlo solo dopo verifiche che arrivano dal campo».


Qualsiasi tentativo per ristabilire l’immagine della nazionale italiana nel mondo è ben accetto. Il ct ha ampio curriculum ed esperienza per sapere cosa fare, tocca a lui riconsegnare ai tifosi italiani la squadra per cui ci siamo esaltati solo tre anni fa.

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