Il ct francese: «Il 22 aprile mi era sembrato mostruoso»

Il tecnico della Francia Renaud Longuèvre era a Kansas City, il 22 aprile scorso, quando Justin Gatlin corse l’ultima frazione della 4x100 alle Kansas Relays, una festa del track&field con ottant’anni di storia. «Era stato semplicemente mostruoso - ha detto Longuèvre - e mi ero detto che ciò che avevo visto non poteva essere vero». Il mondo dell’atletica reagisce in modi diversi alla notizia-shock della positività di uno dei suoi personaggi di spicco. C’è chi, come lo sprinter transalpino Ronald Pognon, applaude alla possibile squalifica a vita e chi, come il presidente del comitato olimpico Usa Peter Ueberroth, ammette che «il doping ormai è un cancro». Paul Doyle, agente del giamaicano Asafa Powell, ci tiene invece a chiarire (a vantaggio del proprio pupillo): «C’è un modo sbagliato e diffuso di pensare secondo cui tutti si drogano e allora bisogna farlo per rimanere al livello degli altri».

Ma nel coro, qualcuno, stecca. È il caso di Ben Johnson, squalificato a vita per doping. «La gente e gli sponsor se ne infischiano del doping: vogliono vedere in azione l’uomo più veloce del mondo». Il piacere della coerenza.\

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