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Un cucchiaio per i bebè

T otti imbocca l’Inter col cucchiaio; i pargoli si trattano così. Si beve in una volta sola Cambiasso, Ze Maria, Materazzi (gli ultimi due non sono mai un problema per nessuno), sigla il gol dell’anno ed elimina i Moratti-boys dalla lotta scudetto. La Roma (da retrocessione fino a domenica sera) per un’ora è l’unica squadra in campo a San Siro. Segna Montella, ma in quel budino di difesa avrebbe segnato anche Mastella. L’Inter è imbarazzante, come le capita quando deve fare il salto di qualità. Lo tenta da una vita con pervicacia e ostinazione. E da una vita lo fallisce.
Così a fine ottobre, e nonostante un arrembante finale per pulirsi la coscienza, l’Inter sembra tagliata fuori. Anche questo è un record. Il presidente del Venezuela, Chavez, che adora quest’Inter così romantica e bohémienne, la settimana scorsa ha detto: «I nerazzurri lottano per un mondo migliore». Può darsi. Ma neppure quest’anno lottano per lo scudetto.
Saranno contenti i suoi millanta fans radical chic della Milano da centro sociale, i teorici dello sconfittismo in pelliccia di visone. Loro si divertono con Aureliano Buendia in porta, Garcia Marquez centravanti e Martello Materazzi a scrivere il copione. Quanto ad Adriano, due reti significano qualcosa per la statistica, nulla per la classifica. Anche perchè il secondo glielo regala il portiere Doni. Lo stesso voto della difesa nerazzurra (3) lo merita anche il feldmaresciallo Rosetti, che non vede un rigore su Montella e si annebbia (eccome se si annebbia) davanti a un paio di nefandezze in area contro Figo.
Il Milan prende gol e poi dilaga. Ma a farci sapere che l’Empoli non sia granchè è il tabellino: il terzo gol lo segna Vieri. La Juventus passeggia sulla Sampdoria, altra categoria. E non dà neppure la sensazione di spingere. Il resto della serata è happening. Toni continua la sua corsa da capocannoniere, Rocchi segna ancora (curiosamente marcato da dietro). Ad Ancona, campo neutro e porte chiuse, ecco seicento spettatori fra addetti e giornalisti. Con le porte aperte ce ne sarebbero di meno.
Sabato sera c’è Milan-Juve. Una squadra di muscoli, nervi e qualche angoscia esistenziale contro una squadra d’acciaio. Il Milan può anche vincere, ma poi? Alla Juve basta il pari, quindi riprenderà a macinare punti, terribilmente impiegatizia. E noi lì, con la compagnia di giro dei calciomani, a parlarci sopra.

Come se in tutto questo ci fosse suspense.

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