La bionda d’Aquitania che spopola in Piemonte

Pochi sanno che la razza più allevata nella regione è originaria del sud-ovest della Francia, e trascorre gli ultimi mesi di vita, dopo l’erba e il latte dei Pirenei, alimentata dai nostri cereali. Un mix che dà vita a una carne particolarmente tenera e sapida. Io l’ho degustata cruda in un test. Ecco come è andata

La bionda d’Aquitania che spopola in Piemonte
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Una francese che si trova molto bene in Italia, anzi in Piemonte. Si tratta della Blonde d’Aquitaine, una razza bovina tipica di una regione francese sui Pirenei, che è la più allevata in Piemonte perché assai simile a quella Piemontese per magrezza della carne, tenerezza e delicatezza del sapore. E siccome in Italia la domanda di carne, soprattutto dopo il boom economico degli anni Cinquanta-Sessanta dello scorso secolo, è molto maggiore della produzione autoctona, l’importazione di capi si è rivolta alle razze più corrispondenti al gusto dei nostri consumatori.

Se oggi vi parlo di questa razza bovina è perché in Italia è meno conosciuta di quanto meriterebbe ma anche perché a Cibus, la più grossa fiera alimentare italiana in corso alla Fiera di Parma, ho avuto la possibilità di partecipare a una degustazione comparata di due battute crude di differenti tagli dello stesso capo, un maschio di 16 mesi ingrassato per nove, una dalla coscia e una dalla spalla. Un appuntamento anche un po’ giocoso che ha evidenziato le caratteristiche principale della carne prodotta da questo animale: un colore non troppo intenso, un’intensità olfattiva piuttosto pronunciata, l’assenza di qualsiasi anomalia olfattiva, la tenerezza, la sapidità e la piacevolezza, che nel mio caso è stata maggiore nel secondo taglio. Complessivamente una delicatezza che ha reso perfetto l’abbinamento con un Arneis piemontese, un bianco sapido, sul quale ero più che perplesso, inizialmente.

Nel corso dell’evento la biologa nutrizionista Federica Cavallini ha spiegato le virtù nutrizionale della Blonde d’Aquitaine inserendole nel quadro della dieta mediterranea, secondo cui il consumo di carne rossa è consigliato una o due volte a settimana ed è preferito quello di carne magra, ovvero con un grasso inferiore al 5 per cento (range all’interno del quale rientra la nostra amica dei Pirenei) e ha evidenziato le caratteristiche di tracciabilità e sostenibilità della stessa, mentre Elisa Guizzo ci ha iniziato ai segreti della degustazione sensoriale, aiutandoci a capirne le virtù. Il presidente di Asprocarne Franco Martini, oltra evidenziare che la Blonde d’Aquitaine trae molti benefici dal finire il suo allevamento con i cereali di cui l’Italia è ricca dopo la prima fase di un’alimentazione a base di latte ed erba sui Pirenei, ha anche mostrato la carta d’identità di ogni capo, di cui si hanno talmente tante informazioni chesi può dire, provocatoriamente ma nemmeno tanto, che “un bovino in Piemonte è più controllato di un umano”, magari con qualche problema di privacy in meno.

Asprocarne Piemonte è l’organizzazione di produttori di bovini da carne costituita nel 1985 sulla base di un’apposita normativa comunitaria, e l’anno dopo riconosciuta da Regione Piemonte. Conta circa 500 soci che allevano oltre 130mila bovini da carne di razze italiane ed estere, e che rappresentano il 25 per cento della produzione regionale.

Asprocarne è partner con France Blonde d’Aquitaine Sélection del progetto triennale “Blonde d’Aquitaine: european beef excellence” (2023-26) cofinanziato dall’Ue che si propone di informare i cittadini sugli elevati standard produttivi di questa carne (e delle produzioni agronalimentari dell’Ue in genere) e di valorizzare il consumo di questa carne originaria del Sud-Ovest della Francia che nasce nel 1962 dalla fusione di tre razze distinte, Garonnaise, Quercy e Blonde des Pyrénéese e che nei decenni successivi di è diffusa su tutto il territorio francese e ha preso a essere esportata nel mondo.

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