Il Vizio Milano, dove il sushi incontra il Mediterraneo

E certamente tra i migliori ristoranti giapponesi del capoluogo meneghino questo locale di un brand che ha anche indirizzi a Perugia e a Roma. In cucina lo chef Taro Simosaka, innamorato dell’Italia, trova una strada convincente tra il rigore delle tecniche nipponiche e l’utilizzo di ingredienti mediterranei. Il piatto migliore? Il Wagyu sukiyaki udon

Il Vizio Milano, dove il sushi incontra il Mediterraneo

Un progetto uno e trino quello del Vizio, un brand di cucina giapponese che è nato qualche anno fa a Perugia, rimescolando le carte della proposta fusion di qualità in una regione molto legata alla tradizione, e poi ha aperto nuovi locali in due città certamente più cosmopolite. A Roma nell’hotel Bernini Bristol nella centralissima piazza Barberini, e a Milano, in un’altra location non banale, in via Hoepli, nel cuore della città modernista, ma al contempo a due passi dal Duomo e da via Monte Napoleone.

E’ proprio il ristorante milanese che ho avuto modo di visitare qualche giorno fa e non ho dubbi nell’affermare che si tratta certamente di un ristorante meritevole di essere nella “top ten” dei migliori ristoranti di cucina del Sol Levante in una città che pure propone eccellenze assolute (e ad esempio l’unico giapponese stellato di tutta Italia). Il merito è di una proprietà solida, di un’idea precisa, che sposa lo stile austero e rigoroso della cucina nipponica a certe ben definite influenze mediterranee. Ma è anche del giovane chef giapponese, Taro Simosaka, innamorato del nostro Paese e con diverse esperienze già maturate da noi, ciò che gli fornisce oggi uno sguardo molto ampio e una capacità tecnica conclamata nel cross over gastronomico tra due culture solo apparentemente molto lontane.

Il Vizio è un ristorante elegante e minimale: una sala interna per la stagione fredda o per i giorni di pioggia, e un piacevole dehors per la bella stagione, dove ho mangiato io. Il menu ha una corposa parte asiatica con sushi, uramaki, gunkan, tartare, carpacci sashimi, nigiri e hosomaki, e inoltre alcuni piatti principali di ottima fattura. Ma chi vuole un’esperienza più rassicurante, oppure uno straniero che non vuole rinunciare ai sapori made in Italy, può chiedere un piatto di tagliatelle al ragù bolognese ed essere accontentato. Io non ho provato questi piatti italiani perché non era il mio focus, ma ho visto altri clienti farlo ed esibire facce molto soddisfatte.

Veniamo alla mia cena. Inizio con un tris di snack che vengono portati a tutti i clienti: Tartelletta vegetale con nduja, crema di fagioli e chips di topinambur, Foglia di shiso panata e fritta in farina di riso nero, con maionese al limone e limone fermentato, Tartelletta con crema di mozzarella di bufala, cetriolo pugliese e gambero rosa. Bell’inizio ma è chiaro che la partita non si gioca qui.

Entriamo nel vivo: ecco l’Uzaku, un’ottima anguilla laccata con salsa teriyaki, cetriolo, salsa con soia e aceto di riso ed edamame, i Gyoza ripieni di funghi porcini e shiitake con sopra del cerfoglio e accanto due salse (una più e una meno densa) di cui però sinceramente potete fare anche a meno essendo i ravioli ben grigliati soddisfacenti già di loro. Poi una Tagliatella di calamaro, con tartufo nero, ikura, dello shiso (il classico basilico giapponese) e una salsa ponzu allo yuzu che dona una piacevole acidità. Poi un fuori menu: Tataki di palamita con cipolla fritta e caviale. Finora tutto bene, anzi meglio.

E il momento di assaggiare del sushi: un nigiri al salmone harasu (la ventresca) con finger lime, un nigiri di ricciola harami (anche qui la ventresca) con kizami wasabi, e un gunkan che è la rivisitazione del piatto iconico del Vizio, con capasanta di Hokkaido, gambero rosso di Mazara, finger lime e i paccasassi, una tipica alga marina commestibile molto diffusa nell’area del Conero, nelle Marche. Perfetta dimostrazione, questa dell’idea di contaminazione di chef Simosaka.

Quindi concludiamo con due piatti più strutturati: il Carré di rombo con un filo d’olio al basilico e salsa alla mugnaia allo yuzu e il Wagyu sukiyaki udon, noodles con brodo di carne, carpaccio di Wagyu cotto in salsa teriyaki, uovo morbido, fagiolini e germogli di soia, una versione extralusso di un ramen. Chiusura dolce e leggera con un Sorbetto di mandarino e zenzero, ma chi ha ancora voglia di qualcosa di più sostanzioso può rivolgere certamente le sue attenzioni a una Tarte tatin con gelato alla cannella o al Tiramisù W.O.W. (mi resta la curiosità di sapere che cosa nasconda l’entusiastica sigla).

Tutto il resto è in rima. L’ottimo servizio del manager Gianluca e dell’elegante sommelier a cui purtroppo non ho chiesto il nome (mi avrebbe fatto piacere citarlo) rendono una cena qui un’esperienza davvero piacevole. I prezzi sono in linea con una cucina giapponese di alto livello, certo non è un posto per chi vuole risparmiare.

A firmare i piatti è lo chef giapponese Taro Simosaka, talento del Sol Levante innamorato dell’Italia, che unisce la tecnica nipponica a un gusto più familiare per il pubblico occidentale. Ogni creazione è pensata per valorizzare la materia prima e raccontare un’idea di cucina dove il rigore giapponese incontra la creatività mediterranea. Il risultato è un’esperienza multisensoriale, attenta ai dettagli tanto nel piatto quanto nell’ambiente.

Nonostante la recente apertura, Il Vizio Milano ha già catturato l’attenzione di critici e gourmet.

Il locale si è imposto come nuova tappa per chi cerca un pranzo di lavoro raffinato o una cena elegante. A testimoniare il successo, i riconoscimenti ricevuti per la qualità della proposta e il crescente interesse del pubblico.

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