"È nato prima l’uovo o Paolo Parisi?"

E’ il surreale claim della nuova campagna per promuovere le celebri uova prodotte alle Macchie, l’azienda agricola fondata oltre quarant’anni fa in Toscana dal visionario contadino gourmet. E ottenute da galline livornesi bianche, rustiche e libere, alimentate con latte fresco appena munto, ciò che ne garantisce tutto il potenziale proteico e organolettico che le alimentazioni standard impoveriscono

"È nato prima l’uovo o Paolo Parisi?"
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Oggi partiamo da una ricetta: l’Uovo Assoluto. Prevede che si versino 50 ml di olio extravergine di oliva in una padella e si porti a 100 gradi, si tolga la padella del fuoco e ci si versi prima l’albume, poi prima che questo diventi totalmente bianco 25 grammi di Parmigiano e infine il tuorlo. Rimessa la padella sul fuoco si lascia che la cottura si completi (ci vorrà poco) e alla fine si macina del pepe piuttosto grossolanamente e si serve, utilizzando del pane se possibile semi-integrale e a lievitazione naturale per raccogliere gli ingredienti.

La ricetta è stata ideata e rilasciata da Pietro Parisi, l’uomo delle uova più famose d’Italia, e rappresenta il “regalo” ai suoi seguaci in occasione del lancio della nuova campagna delle sue uova usate da grandi chef e semplici appassionati. A firmare l’immagine è lo Studio Cucù, ma il volto, o meglio il totem, resta quello di sempre: Parisi stesso, con una gallina sulla testa. Un gesto surreale che rovescia il vecchio quesito filosofico (“è nato prima l’uovo o la gallina?”) in una domanda meno oziosa e più personale: è nato prima l’uovo o Paolo Parisi?

L’operazione non è solo marketing, ma l’ultimo capitolo di una narrazione coerente, che lega il prodotto, il produttore e la comunicazione in un tutt’uno stilistico e concettuale. La saga visiva comincia anni fa con Oliviero Toscani, che fotografa Parisi a petto nudo, affiancato da un uovo. La somiglianza di forme è il pretesto per una provocazione: “Cerco il pelo nell’uovo”. Slogan e immagine diventano manifesto di un’idea: ossessione per il dettaglio, ricerca dell’eccellenza, rottura del già visto.

Riprendere quel testimone oggi, racconta Fabrizio Spucches di Cucù, non è stato semplice: “Il nostro studio è formato da creativi cresciuti nella scuola di Toscani. Ripensare quel linguaggio, con la nuova generazione dell’azienda – Filippo e Chiara Parisi – è stata una grande emozione”. Perché Le Macchie, l’azienda agricola fondata oltre quarant’anni fa, è ancora lì, in Toscana, dove tutto è cominciato. Ma oggi ha volto e idee anche nuove, quelle dei figli di Paolo, che portano avanti il progetto con lo stesso approccio radicale: niente compromessi, niente scorciatoie, solo una visione agricola integrale.

Al centro resta l’uovo. Non uno qualunque, ma quello che Parisi ha ideato nutrendo le sue galline – Livornesi bianche, rustiche e libere – con latte fresco appena munto. Una dieta pensata per restituire alle uova tutto il potenziale proteico e organolettico che le alimentazioni standard impoveriscono. Il risultato è un uovo saporito, asciutto, che regge meglio la cottura, pensato per esaltare anche il gesto più semplice in cucina: un uovo al tegamino. Dietro questo perfezionismo non c’è solo il gusto per la forma, ma una filosofia produttiva che ha radici profonde. Le Macchie è prima di tutto un progetto agricolo, non un’azienda orientata al mercato. Gli animali vivono all’aperto, in libertà, rispettando ritmi e stagioni. Le razze scelte sono resistenti, adatte alla vita brada. L’alimentazione è naturale, calibrata secondo le esigenze etologiche: erba per erbivori, cereali per suini e pollame, senza integratori o additivi.

Anche i grassi, spesso demonizzati, sono rivalutati: se nobili, se frutto di crescita lenta, conferiscono gusto e valore nutrizionale. Si sperimenta con proteine alternative – insetti, microfauna – e si lavora in un’ottica di economia circolare: i sottoprodotti si valorizzano, il suolo si rigenera, la chimica si evita. Niente meccanizzazione, poca tecnologia, molta osservazione. In questo contesto, l’uovo non è solo un alimento ma un’idea.

Un modo di vedere il mondo, il lavoro, il cibo. Un simbolo che torna oggi più ironico e autoironico che mai, con Paolo Parisi che, mentre sorride sotto una gallina, sembra dirci che sì, forse stavolta la risposta alla vecchia domanda è lui.

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