Michel Onfray è uno dei più importanti filosofi francesi, autore di decine di libri tradotti anche in italiano, da anni denuncia il pericolo dell'islam radicale per la Francia e l'Europa e la saldatura con la sinistra estrema. Lo abbiamo intervistato per Il Giornale.
Monsieur Onfray, il suo ultimo libro si intitola L'altra collaborazione: le origini francesi dell'islamo-gauchisme. Perché ritiene che l'islamo-gauchisme rappresenti una minaccia per la Francia e l'Europa?
«Innanzitutto perché gli islamo-gauchisti sostengono che l'islamo-gauchisme non esiste, il che è la prova dell'esistenza di questa ideologia e allo stesso tempo di una strategia che impedisce di dare un nome a ciò che costituisce il loro ideale, in modo da poter lavorare e avanzare nell'ombra. Gli stessi sostengono che non esistono francesi autoctoni, né razzismo anti-bianchi, e affermano anche che non esisteva una teoria del gender. Oggi ci sono persino storici woke secondo cui la civiltà giudaico-cristiana non esiste, che impostura! Ricordo che il negazionismo, che consiste nell'affermare che le camere a gas non sono mai esistite né la soluzione finale, proviene dall'estrema sinistra antisionista e che tre dei suoi sostenitori provengono dalla sinistra: Paul Rassiner era comunista e poi socialista, Robert Faurisson ha contribuito a una raccolta fondi per il comitato Audin, dal nome di un comunista francese impegnato a fianco del Fronte di Liberazione Nazionale, e Roger Garaudy è stato un membro eminente del Partito Comunista Francese. Il neomarxismo francese, coagulato dietro Jean-Luc Mélenchon e i suoi alleati ecologisti o socialisti, se non talvolta centristi o macroniani, è impegnato con dissimulazione su questi stessi sentieri antisionisti, quindi antisemiti. L'islamo-gauchisme ha permeato il mondo intellettuale, universitario, mediatico, editoriale, giornalistico, studentesco, della ricerca, artistico, cinematografico, ecc».
Come è nato il legame tra l'Islam e la sinistra radicale? Chi sono i teorici culturali e gli esecutori politici?
«Il mio libro L'altra collaborazione esamina la responsabilità di una serie di filosofi del XX secolo nella creazione di un nuovo antisemitismo: Alain, Sartre, Beauvoir, Genet, Ricoeur, il maestro di Emmanuel Macron, se gli crediamo, Garaudy, Deleuze, Foucault, Badiou, Lacoue-Labarthe, Nancy, che hanno tutti lavorato alla promozione di questo Islam di sinistra antisemita. I sostenitori di questa ideologia sono riuniti dietro Jean-Luc Mélenchon, ex trotskista, ex mitterrandiano, ex socialista, ex jospiniano, ex massone laico diventato infatuato di se stesso e desideroso di arrivare al secondo turno delle presidenziali. La sua ultima carta è quindi quella islamo-gauchista. Egli riunisce dietro di sé ecologisti, socialisti, comunisti, sinistroidi desiderosi di porre fine alla Francia giudaico-cristiana. La sinistra del XIX secolo associa il capitale, il denaro, gli ebrei e lo sfruttamento della classe operaia, Marx per primo, basta leggere La questione ebraica. L'associazione tra capitale, capitalismo, denaro, ebrei e, nel XX secolo, Stati Uniti e Israele, risulta essere all'origine dell'islamo-gauchisme contemporaneo. L'antisemitismo di sinistra riunisce la maggior parte delle grandi figure socialiste del XIX secolo».
Ritiene che l'islamo-gauchisme sia un fenomeno esclusivamente francese o che riguardi tutta l'Europa? Cosa dovrebbe fare l'Italia per impedire che si diffonda nel nostro Paese come in Francia?
«Riguarda tutto l'Occidente cristiano perché l'Islam, basta leggere il Corano, è una teoria politica e teocratica guerriera e imperialista che designa chiaramente i suoi nemici: i credenti del Libro, ebrei e cristiani, ma anche gli infedeli, gli atei, gli agnostici, gli infedeli che sono nemici da distruggere. L'Islam insegna che il paradiso è all'ombra delle spade e in nessun altro luogo. Ciò che i paesi occidentali devono fare è semplice ma pericoloso per la loro sicurezza, la loro tranquillità, la loro pace: dire cos'è veramente l'Islam citando il Corano, gli Hadith del Profeta, la Sîra e facendo la storia di questa religione, è necessario smantellare i miti guerrieri e combattenti degli islamo-gauchisti».
Pensa che ci sia il rischio che nei prossimi anni nasca un partito islamico nei principali paesi europei? Secondo lei le comunità islamiche in crescita presenti in Europa influenzano già la politica?
«Questo esiste già! In Francia La France insoumise e i partiti associati di sinistra, ecologisti e di centro, tutti pro Maastricht in realtà, svolgono questo ruolo. Mélenchon crede di usare l'Islam per arrivare al potere, mentre sono gli islamisti che lo usano per arrivare al potere. Mélenchon e i suoi sono gli utili idioti dell'islamo-gauchisme. Si crede più furbo di persone che hanno la cultura della spada, la famosa spada all'ombra della quale si trova il paradiso».
Lei ha ricevuto in Israele un premio per il suo sostegno allo Stato ebraico. In che misura l'influenza islamica in Europa ha influenzato le posizioni anti-israeliane di vari leader europei?
«Niente di ufficiale, non vorrei mancare di eleganza, ma devo ristabilire una verità: è stata una persona in un'università privata dove mi ero recato per partecipare a un dibattito che mi ha consegnato un diploma incorniciato in casa... Il mio libro L'altra collaborazione, né nessuno dei miei altri centocinquanta libri è stato tradotto in Israele. Mi è stato proposto di incontrare il presidente e il primo ministro, cosa che ho rifiutato di fare. Io difendo il popolo ebraico e il suo Stato. In questo Paese, come altrove, non sono e non sarò mai dalla parte di chi detiene il potere. Amo i popoli, non i loro leader».
Come può l'Europa oggi riscoprire la propria identità e difendere le proprie radici?
«Svolgendo un lavoro gramsciano: identificare l'identità, nominarla, raccontarla, difenderla, combattere contro coloro che la negano.
Quindi identificare e nominare l'identità di coloro che negano questa identità e condurre contro di essa una lotta gramsciana. Benedetto XVI, che aveva scelto questa ipotesi, è stato allontanato a favore di un papa che aveva scelto, se non di collaborare, almeno di stare a guardare».