Oreste del Buono critico cattivo Ma con un giudizio

Peter Handke già "vecchissimo a 24 anni"; il Gruppo 63 "da non rimpiangere"; Cormac McCarthy "leva il livello"

Oreste del Buono critico cattivo Ma con un giudizio

Oreste del Buono fu uno straordinario intellettuale multitasking ante litteram. Ma a differenza degli intellettuali multitasking dell'era 2.0 che fanno un sacco di cose contemporaneamente, ma mediamente tutte male, lui riusciva a farne molte di più, in genere con ottimi risultati. Fu giornalista, romanziere, traduttore, editor, consulente editoriale, direttore di collana, fondatore di riviste, commentatore sportivo, critico cinematografico, televisivo, letterario... Morì nel 2003, e come è giusto per un irregolare del pensiero, le celebrazioni del decennale avvengono ora, nel 2014. Una mostra al museo del fumetto di Milano, una giornata di studi all'Università Statale di Milano e soprattutto una pubblicazione di Enrico Mannucci dal titolo «Non è un libro per noi» (pubblicato dalla Fondazione Mondadori, fuori commercio), dedicato ai pareri di lettura che OdB firmò per la casa editrice del “vecchio” Arnoldo negli anni '60. Un volume documentatissimo (che arricchisce la conoscenza del lavoro culturale dell'impietoso, colto, ironico OdB) sfogliando il quale scopriamo che:

DEMOLIRE IN DUE RIGHE

Era un eccezionale stroncatore. Con due righe affondava un libro. Su Ice Never F di Gil Orlovitz, nel '69: «Non è un libro per noi, e penso che non dovrebbe esserlo per nessuno». Sul nuovo romanzo QB VII (1970) di Leon Uris, l'autore di Exodus: «Mi vergogno un poco che la casa editrice pubblichi un autore così scadente». Ce n'è anche per i «racconti piacevoli, non indispensabili» di Kundera e per quelli, magnifici, di Stanley Ellin (siamo nel '66), talmente belli che i «meno riusciti» non vengono nemmeno sfiorati dai migliori di Buzzati. Che è una grande stroncatura di Buzzati.

FARE A PEZZI I GIGANTI

Su Le memorie di De Gaulle, proposte a Mondadori nel '59: «Purtroppo non sempre prestigio e interesse vanno d'accordo». Su Die Hornissen di Peter Handke, letto nel '66: «Direi proprio di no \. Francamente deprimente, un autore già vecchio, vecchissimo a 24 anni». Su Death Kit di Susan Sontag: «Tipico intellettuale che utilizza i cascami della letteratura onirica, psicanalista e surrealista, senza il minimo brivido di emozione». Su The Lollipop Republic di Pierre Salinger, portavoce della Casa Bianca con John F. Kennedy e Lyndon Johnson: «A leggere questo orribile romanzo si capisce quanto Kennedy fosse malconsigliato».

STRONCATORE BIPARTISAN

A proposito di Bluthochzeit in Prag di Heinz Konsalik ('69): «Un forsennato pasticcio di sesso e politica che sfrutta anche la tragedia cecoslovacca. Un'antologia di luoghi comuni della più bieca propaganda di destra, talmente malaccorti e goffi da servire da miccia al successo della più faziosa propaganda di sinistra».

AUTOCRITICO

Frequentatore, ai margini, del Gruppo 63, quando nel 1971 legge Tarantula di Bob Dylan (un romanzo di genere sperimentale e di ispirazione autobiografica, poi uscito per Mondadori nel '73), appunta: «È opera di poesia e prosa un poco sul tipo di quella del Gruppo '63 di non rimpianta memoria».

IPERCRITICO

Nel '78 OdB pubblicò da Einaudi il romanzo autobiografico Un'ombra dietro al cuore; poco dopo la stampa, decise di ritirare tutte le copie del libro, che non lo convinceva più, pagando di suo all'editore 10 milioni di lire. Nel '63 stava per fare la stessa cosa perché sul risvolto di copertina di Né vivere né morire avevano messo una sua foto vecchia di dieci anni, e questo gli sembrava tradisse l'assunto autobiografico del romanzo.

ESPERTO DI DIMISSIONI

OdB si compiaceva delle cento dimissioni (o «settantadue», o «ottanta» o «novanta», la cifra è aggiornata nel corso degli anni) date nella sua carriera. In un'intervista a Lietta Tornabuoni, rivelò: «Lavoro e vita sono prigioni, l'unico modo per sopravvivere è cambiare spesso»).

COME TI EVITO RISCHI E FLOP

Era bravissimo a evitare grane legali e flop editoriali. Come quando ragiona sui rischi giudiziari connessi all'acquisto di Le Coupable, del '66, di Georges Bataille: «Personale esperienza: ho tradotto Le bleu du ciel, molto più bello, e complessivamente meno pericoloso. Subito sequestrato». O quando nel '67, boccia The Interrogators di Allan Prior: «È una mia vecchia conoscenza, avendolo già scartato per Garzanti. Non posso che confermare quel rifiuto».

CONSIGLI/1

Straordinario quello appuntato sulla scheda di La Palmeraie di F.R. Bastide (1967): «Uno dei tanti autori francesi (ma ce ne sono anche italiani) che non si sono ancora accorti di una semplice verità: che si può benissimo non scrivere, e che, se proprio non si riesce a non scrivere, si può comunque non pubblicare».

CONSIGLI/2

Eccellente quello riferito alle scelte editoriali: «Il pubblico è come il padrone: se gli dici sempre di sì, alla fine ti disprezza».

DIVERGENZE

Ne ebbe molte con Vittorini. Nel '60 Vittorini era favorevole a pubblicare Take a Girl Like You di Kingsley Amis (padre di Martin); OdB è scettico: «Se di libri medi ne abbiamo a sufficienza, e cerchiamo un romanzo insolito, bisogna rivolgersi altrove».

Nel '65, invece, Vittorini scarta il primo romanzo di Cormac McCarthy, The Orchard Keeper (Il guardiano del frutteto); Odb lo propone per la collana «Rapidi», sempre se «si vuole elevare un poco il livello». E questo basti.

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