È morto la notte scorsa in un ospedale di Baltimoralo scrittore statunitense Tom Clancy. Aveva 66 anni. Nato a Baltimora il 12 aprile 1947, uno dei massimi esponente del genere thriller. I suoi libri di spionaggio sono stati tutti dei bestseller. Tra i suoi titoli più noti, molti dei quali diventati anche film di successo, La grande fuga dell'Ottobre Rosso, Il cardinale del Cremlino, Pericolo imminente, Debito d'onore, Vivo o morto (tutti editi da Rizzoli). In Italia è in corso di traduzione, per Rizzoli, Threat Vector scritto con Mark Greaney. Protagonista il consulente della Cia Jack Ryan. Uscirà nel 2014.
Pochi scrittori hanno saputo interpretare nelle loro opere di fiction il mondo militare come ha fatto Tom Clancy. Pochi hanno avuto il coraggio di salire a bordo di elicotteri, sommergibili, corazzate, aerei, autoblindi e carrarmati per documentarsi in presa diretta sul mondo che stavano per raccontare nelle loro mirabolanti storie a alto tasso di suspense. Tom Clancy, scomparso a Baltimora all'età di 66 anni (ma non è stata comunicata la causa della morte: un giallo?), andava fiero di poter aver avuto accesso a basi militari, di aver potuto sedersi fianco a fianco di generali e soldati semplici per poter discutere delle loro azioni di guerra. In quasi quarant'anni di produzioni letterarie Clancy non si è mai tirato indietro quando si trattava di scoprire i segreti di un'arma, di una divisa, di una tecnica di combattimento. Questa sua speciale passione per la documentazione e la precisione nei dettagli nella descrizione del mondo delle guerre internazionali aveva reso Clancy un vero e proprio pioniere della narrativa. Sua moglie per coronare la sua passione gli aveva persino regalato un carro armato M4 Sherman, e Clancy aveva un personale poligono di tiro in casa dove era solito sparare con la sua Beretta 92F.
Repubblicano, molto amico di Ronald Reagan e iscritto alla «National Fire Association», lo scrittore americano si era spesso reso disponibile per biografie e reportage legati al mondo dell'esercito americano. Tutto questo suo background costituiva la fonte primaria di ispirazione dei suoi romanzi adrenalinici, storie per le quali si è dovuto coniare un termine singolare come tecno-thriller, genere letterario di cui Clancy è stato per quasi quarant'anni portabandiera e leader incontrastato. Ognuna delle sue singolari esperienze «in prima fila» si è trasformata in un romanzo denso di ritmo e pieno di colpi di scena. Dietro a storie in apparenza incredibili come Caccia a Ottobre rosso, Attentato alla corte di Inghilterra, Pericolo imminente, Paura senza limite, si nascondevano spesso le confessioni che Clancy aveva registrato da spie e militari che aveva conosciuto di persona.
Più di una volta è successo che lo scrittore americano inserisse nei suoi plot armi e sistemi di sicurezza apparentemente avveniristici, ma che in realtà erano già in uso. E da quando aveva compreso l'importanza che potevano giocare anche i giochi di strategia nel nuovo universo elettronico, Clancy aveva avuto il coraggio di studiare anche i set di videogiochi di simulazione di guerra come Spliter Cell e Rainbow Six dimostrando ancora una volta come spesso la realtà potesse sconfinare nella fantasia. Nelle descrizioni tecnologiche Clancy risultava ineguagliabile e riusciva sempre mantenere un piglio narrativo adrenalinico nonostante le minuziose descrizioni. In un saggio come Ogni uomo è una tigre (dove ha raccontato in maniera appassionata la biografia del generale Chuck Honer, Comandante in Capo delle forze aeree americane durante le operazioni Desert Shile e Desert Storm in Iraq) Clancy si permetteva di scrivere: «Per pilotare un caccia F-16 bisogna avere la capacità di un virtuoso del pianoforte; anzi bisogna essere in grado di suonare due pianoforti contemporaneamente, poiché tutti i pulsanti che servono per il combattimento sono sistemati sulla barra e sul pannello della manetta motore, e le armi possono essere usate senza dover abbassare lo sguardo»
Ma Clancy era anche consapevole che non fossero solo gli oggetti tecnologici a fare la differenza nelle su storie, bensì quegli uomini, i militari capaci di usarli: «Un esercito - si legge in Dentro la tempesta - è una vasta comunità di persone, più che l'insieme delle sue armi. Può sembrare grottesco che quella della guerra venga chiamata arte, ma combattere vuol dire, più di ogni altra cosa, saper condurre uomini e donne, e questa è la più difficile delle imprese umane, soprattutto quando sono in gioco la vita e la morte». Proprio per questo il personaggio di Jack Ryan, protagonista di tanti romanzi di Clancy - uno scrittore che spiava le spie (per documentarsi) - è più che un semplice ex militare della marina, o agente della CIA. È la sua umanità a permettergli di poter cambiare pelle ed essere un vero e proprio camaleonte mediatico, rendendo credibile che da una parte abbia una vera e propria fobia per gli aerei e dall'altra gli tocchi in sorte di diventare Presidente degli Stati Uniti d'America...
Jack Ryan per anni ha incarnato nelle storie di Clancy lo spirito dell'uomo medio americano disposto a combattere con le armi in difesa della nazione. Facendo ricorso a metodi spesso scomodi ma che gli permettono nelle sue storie di proteggere il suo Paese dagli attacchi dei terroristi di tutto il mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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