Divieto di pesca, di navigazione anche di balneazione nel tratto di mare di antistante Capo Zeffirio, fra Africo e Bianco, in Calabria. Carabineri, del nucleo Patrimonio artistico, in azione. E Soprintendenza in allarme. Il motivo è presto detto. Proprio lì, sotto lo Ionio che bagna l’estremo lembo meridionale della Penisola, è stato scoperto un «pezzo» archeologico che, dalle prime e sommarie informazioni, appare di grande valore storico e artistico.
Si tratta della testa di leone in bronzo trovata da due subaquei, il calabrese Leo Morabito e il turista Bruno Bruzzaniti, entrambi appassionati di immersioni. L’effigie è alta circa cinquanta centimetri e pesa una quindicina di chilogrammi. I due, inoltre, hanno segnalato la presenza di altri «pezzi» di interesse archeologico. Una statua, frammenti di vasellame e forse una nave, che gli esperti interpellati ritengono possa essere fenicia o greca. Un terzo sub, Bartolo Priolo, ha recuperato un’armatura di bronzo e rame, trovata incastrata fra gli scogli del Capo. Ecco perché la Capitaneria ha blindato il tratto di mare antistante Capo Bruzzano, che dista pochi chilometri dal punto in cui quarant’anni fa furono trovati quelle due meraviglie conosciute in tutto il mondo come i Bronzi di Riace.
«Quando sono entrato in acqua - ha detto Bruzzaniti - ho visto una statua che si trova incagliata tra gli scogli e un pezzo di nave. Le maree però coprono tutto e quindi si deve essere proprio fortunati per poter vedere gli altri oggetti che si trovano ancora in fondo al mare». I due sub assicurano di aver denunciato il ritrovamento alle autorità competenti. «Pensiamo si tratti di pezzi di valore - ha aggiunto Bruzzaniti - l’importante è che vengano salvaguardati e tutelati. È una bella scoperta per tutta la Calabria».
Quanto ai carabineri, stamattina il comandante del nucleo Patrimonio artistico ha incontrato ad Africo i due fortunati archeologi dilettanti. Per chiarire come e quando si sono svolti i fatti, recuperare i reperti e consegnarli agli organi competenti. Anche perché pare che il ritrovamento sarebbe avvenuto il 16 agosto e quindi gli scopritori non avrebbero ottemperato all’obbligo di informare le autorità entro le 24 ore successive.
«Allo stato attuale - ha detto la soprintendente ai beni archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi - non ho ancora avuto modo di poter visionare gli oggetti rinvenuti. Non abbiamo ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale circa il ritrovamento. Ho saputo che i carabinieri hanno avviato un’indagine e aspettiamo gli esiti».
Insomma, non succederà. Ma non si può escludere che i subacquei possano avere qualche impiccio: qualche colloquio coi militari della Benemerita, una ramanzina che non fa mai piacere, forse una multa, forse anche una denuncia e un processo. Il tutto per essersi tenuti un paio di giorni in più del dovuto la testa di leone che avevano trovato.
E sarebbe a dir poco paradossale che ad accusarli di reati contro il patrimonio storico e culturale sia uno Stato che tiene i Bronzi di Riace in «clinica» da tre anni perché non riesce a realizzare un museo degno dei due guerrieri conosciuti e ammirati (in foto) dagli appassionati di arte di tutto il mondo. Uno Stato che «valorizza» i Bronzi con il seguente risultato: nel 2008, ultimo anno in cui le due statue furono visibili, il museo di Reggio Calabria che lo ospitava registrò 130mila visitatori, dei quali però hanno pagato il biglietto soltanto 50mila. Un terzo dello zoo di Pistoia, s’è fatto notare da qualcuno.
Considerato che la testa di leone di Africo rischia una sorte analoga a quella dei Bronzi, è più che comprensibile che i due scopritori almeno una volta abbiano voluto vederla bene. Chi può dire quando potranno farlo di nuovo?
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