Arte, tutti i premi Terna alla conquista di Mosca

Ci saranno ricadute anche in medicina

Arte, tutti i premi Terna alla conquista di Mosca

Quale omaggio migliore per Charles Darwin, da parte di uno scienziato, del dimostrare che l’evoluzionismo funziona anche al contrario, muovendosi dal presente al passato? Roba da fantascienza, direbbe qualcuno. Se poi quel qualcuno sapesse che la prova «a ritroso» dell’evoluzione si chiama (si chiamerà, perché bisogna aspettare ancora qualche anno) «pollosauro» e che il suo papà è stato consulente del film Jurassic Park...
Eccolo qui, il paleontologo con le ali, Jack Horner. Classe ’46, occhi e barba darwiniane, è un guru della preistoria e, in quanto guru, ieri sera è stato al centro dell’incontro milanese organizzato da «Meet the Media Guru» in collaborazione con la Camera di Commercio, tenutosi al Museo di Storia Naturale. Horner, sulla base delle sue ricerche nel colossale archivio di Hell Creek, nel Montana, un autentico cimitero dei dinosauri caduti nella guerra impari contro il meteorite che circa 65 milioni di anni fa mise ko circa il 35 per cento delle forme di vita sulla Terra, ha scritto Come costruire un dinosauro (Pearson, pagg. 198, euro 16). Perché costruire un dinosauro si può. Partendo da un semplice pollo e dal suo codice genetico, che non è, in potenza, molto differente da quello da quello dei dinosauri aviari di milioni e milioni di anni fa. L’importante è «catturare» i suoi gene master, quelli che ne determinano la struttura corporea, il becco, le zampe, il pigostilo (cioè la sua ex-coda), disattivarli e dare all’embrione una «spintarella biochimica» in modo tale che diventi ciò che erano una volta: un animale dotato di denti, artigli e coda perfettamente funzionanti.
Professore, si metta nei panni di Darwin...
«Beh, lui ne sarebbe fiero. Del resto era ignorante in materia di generica, non aveva i mezzi per seguire l’andamento “a ritroso” degli embrioni. Ma noi oggi possiamo farlo, con importanti ricadute anche sulla medicina».
Ma come fa un pollo a diventare una specie di Velociraptor o di Tyrannosaurus Rex?
«Certo, forse non è la sua massima aspirazione. Però, tutto sommato, lui lo è già. Soltanto, i suoi gene master l’hanno finora obbligato a essere soltanto un pollo».
E lei vuole liberarlo dalla sua umile condizione...
«Agendo sui gene master, non sarà poi tanto facile distinguere un pollo da un dinosauro».
Quanto tempo dovremo attendere per avere questi... dinosauri da scrivania?
«Stiamo lavorando forte. Diciamo non più di quattro anni».
State. In quanti siete?
«Siamo... siamo in dodici».
L’ingegneria genetica è materia affascinante. Ma anche un tantinello pericolosa, stando a quel che si dice...
«Ovvio. Ma quando avremo ben capito i ruoli e il funzionamento dei vari geni, quale gene fa che cosa e in quanto tempo, avremo in mano la chiave per aprire la porta. Perché i geni, in fondo, parlano tutti lo stesso linguaggio».
La criptozoologia, che studia gli animali ritenuti a torto ormai estinti e quelli esistenti ma dei quali non si sospettava l’esistenza, può essere una «scorciatoia»?
«Certo. Vede, il genoma del verme C. elegans, un essere lungo un millimetro, è stato completamente mappato. Ma come lavorano i suoi geni? Quando lo sapremo per filo e per segno, potremo arrivare, per esempio, all’unicorno, perché no?».
Questa non è fantascienza: è fantasy. Ma nel suo libro lei si proietta, sempre utilizzando i vettori genetici, oltre la Terra.
«È vero».
Lei scrive: «Se sapessimo come le molecole arrivano a sgretolarsi, a quale velocità, in quali condizioni, avremmo un’idea migliore di cosa cercare su Marte, su Titano e oltre».
«È proprio così. Decrittare la lingua delle molecole e del Dna è la cosa fondamentale».
Professore, lei ha fornito la sua consulenza per Jurassic Park di Spielberg, tratto dal romanzo di Crichton...
«... e anche per Jurassic Park 4».
Ecco, appunto. Non crede che Come costruire un dinosauro sia una sceneggiatura per...
«... infatti. Il libro è del 2009, e si può dire che l’abbia scritto proprio per rispondere alle domande del pubblico su Jurassic Park 4, visto che il tema era proprio l’ingegneria genetica».
Last question.

Fra i suoi collaboratori c’è Mary Schweitzer. Che era un’ardente creazionista. Non trova che sia quasi un segno del destino che un’ex creazionista sia diventata una paladina dell’evoluzionismo?
Horner sorride e dice «Yes maybe». Il destino non è materia sua.

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