Sono isolati, spesso quasi invisibili allopinione pubblica, politicamente inesistenti oppure subalterni a un partito. Ma cè una vera galassia di associazioni, volontari, movimenti di verdi non-verdi, una variopinta gamma di ambientalisti-ecologisti che però con il catastrofismo delle organizzazioni ambientaliste classiche, ben più potenti, non hanno nulla a che spartire. Eccoli qui, dunque, gli ambientalisti di destra.
In realtà, appunto, più che di un movimento organizzato si tratta di una galassia che al suo interno mostra spaccature, differenze, e unincapacità cronica di darsi un indirizzo comune. Per dire, non cè a destra niente di lontanamente paragonabile a una corazzata come Legambiente, o tantomeno unassociazione planetaria come il Wwf. Le riviste sono di ultranicchia, circoscritte ai volontari stessi. È un ambientalismo spesso legato a iniziative territoriali, ad azioni concrete, che in qualche modo paga il fatto di non avere un messaggio apocalittico da diffondere, nessun allarme per linnalzamento dei mari, nessuna spettacolare sparizione di città sotto giganteschi tsunami, nessun ghiacciaio artico che si squaglia, nessun Al Gore come testimonial.
Ma chi sono gli ambientalisti di destra? Si va dagli ex rautiani agli ecologisti nazionalisti, dagli ambientalisti legati ad An alle associazioni cattoliche (anche qui differenziate: cattolici di tradizione dc, Comunione e liberazione, francescani) alle organizzazioni verdi padane, agli ambientalisti liberisti, agli esperimenti di cooperative di agricoltori-ecologisti che contestano lecologia alla Pecoraro Scanio.
Partendo idealmente dalla destra di questa galassia, troviamo il mensile di destra Area che ultimamente ha lanciato un manifesto per un nuovo «patriottismo ambientale». «Ha ancora senso oggi - scrive su Area Salvatore Santangelo - parlare di un nazionalismo verde inteso come amore per la propria terra e come determinazione a difenderla dallinquinamento, dalla speculazione, dallusura, dallo scatenamento delle logiche dellutile». È un modo di guardare al rapporto uomo-ambiente che richiama la tradizione del Msi e che si ritrova infatti in «Fare verde», lassociazione ecologista nata nel 1987 in seno al Fronte della gioventù e che oggi conta sedi in tutta Italia. Nel retroterra culturale di questo ecologismo comunitario, antiprogressista e antiutilitarista, si mescolano la critica al denaro di Ezra Pound, una visione mitico-pagana della natura alla Tolkien, la lotta alla globalizzazione e alla tecnologia come strumenti di alienazione delluomo, la contestazione del modello capitalistico di sfruttamento delle risorse.
Qualcosa che evidentemente li porta a convergere spesso con lambientalismo di estrema sinistra. «Ma non vogliamo essere definiti di destra - spiega Massimo De Maio, presidente di Fare verde -, perché sia la destra che la sinistra italiane ormai sono subordinate al consumismo e allidea che la crescita della produzione e dei consumi sia la strada per il benessere. Questo è falso. Anche il nucleare è un errore».
Diverso lapproccio di unassociazione ecologista espressione di Alleanza nazionale come «Ambiente e vita» il cui presidente è Altero Matteoli, ex ministro dellAmbiente dal celebre motto: «Con me è nata lecologia di destra». Sempre nellarea di centrodestra si colloca «Fare ambiente», movimento ambientalista con 20mila iscritti nato nel 2006 nellambito universitario, il cui manifesto contesta «una metodologia anacronistica per tutelare lambiente e lecosistema».
Ancora in questo spazio si trova «Viva», lassociazione di Paolo Togni, ex capo di gabinetto di Matteoli. Viva è impegnata soprattutto sul fronte educativo, con convegni, seminari e pubblicazioni per combattere quello che nel programma della Onlus viene definita «la micidiale combinazione tra conformismo e interessi dei poteri forti di settore» che impedisce uninformazione completa e corretta in campo ambientale. Condivide questa impostazione «Ambiente azzurro», associazione che propugna «una politica propositiva e non di veto per la tutela ambientale e lo sviluppo compatibile».
Da non confondere con «Movimento azzurro», sempre di area centrodestra ma di tradizione cattolica, o meglio democristiana. «Associazione ambientalista dispirazione cristiana» nata nel 1987, «Movimento azzurro» è impegnata nella ricerca e nella diffusione di «una cultura dellequilibrio tra natura e sviluppo». È esattamente questa parola, «sviluppo», la linea di frattura a destra fra ecologisti progressisti ed ecologisti antiprogressisti. Larea cattolica appartiene alla prima categoria, a partire da «Movimento azzurro» fino ai più combattivi «Cristiani per lambiente» (sigla che comprende 17 associazioni) fondata da Antonio Gaspari, giornalista, scrittore e direttore del Master in Scienze ambientali dellAteneo Pontificio Regina Apostolorum. Qui cè una visione completamente diversa della natura rispetto allambientalismo «pagano» della destra sociale. «Noi mettiamo al centro luomo, che non è in conflitto con lambiente, ma anzi è in grado di salvarlo. E lo sviluppo non è un male, ma la chiave del miglioramento perché è in grado di rendere più efficiente tutto il sistema». Quindi sì al nucleare, alle nuove infrastrutture, alle biotecnologie. «È una nuova ecologia umana», riassume Gaspari.
Ancora in ambito cattolico cè da segnalare Svipop (Sviluppo e popolazione), agenzia on line guidata da Roberto Cascioli; Sorella natura, fondazione ambientalista ispirata a San Francesco dAssisi; e Umana dimora, associazione ecologista appartenente alla Compagnia delle opere (ovvero Cl); Forza verde, associazione cattolico-moderata.
Ma al di là degli ambientalisti cattolici, di quelli della destra ex missina o di An, ci sono altre espressioni di una cultura ecologista alternativa. Una è lIstituto Bruno Leoni che promuove il pensiero libertario e con il dipartimento Ambiente guidato da Carlo Stagnaro è impegnato su due fronti: la critica del catastrofismo verde e la promozione di un approccio realistico che vede nello sviluppo la chiave del rapporto con lambiente. O ancora la rivista XXISecolo, nata negli anni 90 «per contrastare lideologia ambientalista che ha chiuso il nucleare in Italia», spiega il fondatore Massimo Martelli, «ma non si può prescindere dalla questione energetica per lo sviluppo del Paese».
Unaltra linea è quelle aperta dalla Federazione ambiente e agricoltura (Faa), associazione nata da un gruppo di rappresentanti del mondo rurale italiano nel 2007. Dopo oltre ventanni, la politica ambientalista in Italia ha mostrato tutti i suoi possibili limiti. «Lambientalismo in Italia - si legge nel programma della Faa - ha dimostrato di non comprendere innanzitutto le ragioni di agricoltori, allevatori, pescatori, cacciatori. Il nostro obiettivo è ridare allambiente e allagricoltura il giusto valore allinterno della società, favorendo lintegrazione tra la civiltà rurale e quella urbana». I piccoli imprenditori legati alla Faa rappresentano la parte del mondo agricolo e produttivo, in particolare del Nord, che ha trovato una rappresentanza nel ministro leghista dellAgricoltura Luca Zaia, come anche nel movimento Padaniambiente, sempre della Lega nord. Lambientalismo leghista però, pur distanziandosi dallecologia alla maniera dei verdi, non ha contorni del tutto precisi e comprende una forte componente di rivendicazione identitaria e localistica che guarda con sospetto, per esempio, alle biotecnologie, alle tecnologie, e anche allenergia nucleare.
Insomma una galassia turbolenta: ambientalisti padani daccordo con lecologismo anti antropocentrico della destra sociale su nucleare e ogm, ma allantitesi dei cattolici che invece mettono luomo e i suoi bisogni al centro della natura, come fanno gli ecologisti liberali, ma da unangolazione laica.
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