Biennale di Venezia

Chi ha già potuto vedere le opere in questione può solo essere contento: ieri la giuria della 54ª Biennale Arte di Venezia ha assegnato il Leone d’oro come miglior artista della mostra Illuminazioni, curata da Bice Curiger, allo svizzero-americano Christian Marclay per The Clock. Il Leone d’oro come miglior partecipazione nazionale è andato al padiglione della Germania, dove le opere di Christoph Schlingensief (morto nella tarda estate del 2010) danno vita a un percorso evocativo, struggente, quasi blasfemo, zuppo di vita e simmetrie, tra la provocazione iconoclasta di Fassbinder, la passione «corporea» e combinatoria di Greenaway e la surreale tristezza di un Robert Walser trasfigurato cinematograficamente dai gemelli Quay. Il tutto racchiuso nell’ironica (ma credibile) struttura di una chiesa. Se capitate a Venezia, non mancate di visitarlo. E se vi piace «entrare» nell’opera come in una casa, lì accanto c’è il padiglione dell’Inghilterra, dove Mike Nelson ha tentato un’operazione piuttosto simile, meno coinvolgente a livello intellettuale.
Il cinquantaseienne Christian Marclay, invece, aveva già messo d’accordo i critici: The Clock, apogeo finale della sua ricerca sul concetto post-moderno del tempo, è composto da 24 ore di frammenti cinematografici in cui l’ora della situazione narrata coincide con l’ora reale degli spettatori. Presente e passato si «incestuano» in modo così forte che potete usare quest’opera per rispondere alla domanda «Che ora è?» ma anche per versare lacrime cinefile sui vostri trascorsi sentimentali.
Sempre ieri sono stati assegnati il Leone d’argento all’«elettrico» Haroon Mirza, artista inglese che, come scrive la Curiger, «fa collidere mondi disparati immettendovi tensione», e speciali menzioni al padiglione della Lituania (per le opere raccolte in Behind the White Curtain, espositore Darius Miksys) e all’artista svedese, residente a Berlino, Klara Lidén. Quest’ultima scelta ha destato qualche dubbio: di fatto la Lidén ha portato alla Biennale solo dieci bidoni dell’immondizia recuperati in varie città occidentali. Secondo Jacques Testard questi bidoni, collocati in uno spazio espositivo, «assumono molteplici significati o nessuno», ma è più probabile la seconda. Infatti pochissimi si sono accorti che si trattava di un’opera d’arte.
Momento emozionante della premiazione (affollatissima, essendo il primo giorno di apertura al pubblico della Biennale) è stato quando sul palco dello spazio Esedra ai Giardini è salita la leggendaria artista americana Sturtevant, Leone d’oro alla carriera insieme a Franz West.

Classe 1930, pantaloni bianchi sgualciti e giacca a righe, androgina, capelli corti sale e pepe, in genere sicura di sé, si è commossa davanti all’entusiasmo di tutti i presenti. A conclusione, il presidente della Biennale Paolo Baratta si è rivolto al pubblico con un promettente «That’s all!», aprendo le danze dei prossimi mesi d’arte in laguna.

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