I ragazzi usano di frequente la parola «mito» per indicare il loro cantante preferito, il calciatore grande fuoriclasse oppure un loro amico che possiede doti e caratteristiche del tutto particolari così da distinguerlo dagli altri componenti del gruppo. Non è un uso della parola a sproposito, che tradisce il significato della sua origine classica, anzi: un modo disinvolto per attualizzarne il concetto.
I miti che studiamo a scuola sono racconti in cui i protagonisti rappresentano qualità universali la bellezza, la forza, il coraggio, lingegno attraverso le quali i mortali apprendono il valore delle azioni e le verità ultraterrene. In questa visione del mondo mitico si potrebbe sostenere, come fece lo psicologo di formazione junghiana James Hillmann, che dèi ed eroi continuano a vivere in noi e a presentarsi come substrati inconsci delle nostre azioni o decisioni consce. Insomma, se qualcuno ha problemi affettivi significa che non ha fatto bene i conti con il piccolo demone Eros o con la più aristocratica Venere.
Con minori pretese scientifiche, rispetto quelle di James Hilmann, Michele Mirabella nel suo libro Cantami, o mouse (Mondadori, pagg. 158, euro 17,50) ragiona sui miti per rintracciare lorigine di comportamenti, atteggiamenti, vizi, virtù dei nostri giorni. Il suo linguaggio, scanzonato e irriverente, rende la lettura del suo testo mitologico piacevolissima e divertente. Avete una moglie infedele, ma così infedele da rasentare la provocazione più sfacciata? Peggio per voi: se aveste conosciuto il mito di Aurora, forse vi sareste fermati in tempo. Aurora, vestita di bianco, alla quale bastava un lieve tocco delle dita color di rosa per aprire le porte del cielo al carro del Sole, andò in sposa al titano Astreo. E fin qui niente di male, ci dice Mirabella. Il loro fu infatti un matrimonio damore, non uno di quelli che si combinano per ottenere qualche favore o per ubbidienza. Dalla loro unione nacquero i venti e le stelle, ma la pace famigliare durò poco, perché la ragazza dimostrò ben presto di non essere la più fedele tra le mogli. NellOlimpo si chiacchierò molto delle scappatelle di Aurora, di cui una senzaltro con Zeus fa provata dalla nascita di Ersa, dea della rugiada.
Morale della favola, cioè del mito, è che i cornuti di tutto il mondo non devono darsi troppa pena: se è cornuto perfino un Titano, è impensabile che le corna non adornino le teste di poveri mortali. Insomma, ci dice Mirabella, se dal mito si può trarre un insegnamento, è questo: quando cè la salute cè tutto.
Vi allarmate quando sentite il suono lancinante delle sirene per le strade della vostra città? Significa che in voi rivive il mito di Ulisse proprio quando leroe si fece legare allalbero della sua nave per non essere ammaliato dal canto delle sirene e venire catturato da loro. Si narra, racconta Mirabella, che Ulisse prima del sopraggiungere della vecchiaia abbia raccontato al figlio Telemaco che le sirene in realtà non cantavano nel modo bellissimo che supponiamo noi. Sembra che dalle loro voci venisse enunciato il senso affascinante e misterioso della verità: ecco perché, quando le navi passavano vicino agli scogli dove dimoravano le sirene, i marinai finivano per incagliarsi, presi comerano dalla bramosia di conoscere la verità. Oggi le sirene non cantano più ed emettono i loro suoni inquietanti che non attraggono le persone per far loro conoscere la verità della vita, ma più semplicemente per segnalare lopportunità di sgomberare la strada per non essere travolti e perdere la vita.
E Pippa? Vi ricordate di lei? Ha creato non pochi fastidi ai principi inglesi William e Catherine. La coppia si era già trovata in difficoltà, ci dice Mirabella, per colpa del protocollo regale che prevede la stampa delle iniziali dei due promessi sposi su ogni addobbo, su ogni souvenirs. Dunque, nella circostanza: WC. Gabinetto. È così in tutta Europa, figuriamoci in Inghilterra. La vicenda ha tolto il sonno al Royal Art Director che ha dovuto invertire le iniziali, lasciando che la borghese Catherine sovrastasse il coronato William per evitare che la sigla del gabinetto sovrastasse entrambi.
Torniamo a Pippa, ovvero Philippa, sorella di Catherine, che con un vestito bianco aderentissimo, seguendo sculettante la principessa sorella che andava allaltare, distolse lo sguardo degli invitati dalla protagonista principale del matrimonio, rubandole la scena. Chi è Pippa, si chiede Mirabella? È lantichissima Eris, la dea della discordia, quella che alle nozze di Peleo e Teti ebbe la sfrontatezza di gettare sul tavolo del banchetto un prezioso quanto subdolo dono: una mela doro, il proverbiale «pomo della discordia», da consegnare alla più bella delle invitate. Quello che accade dopo, tutti lo ricorderanno: guerra di Troia, dieci anni di guerra, infinite morti. Attenti al mito, ci suggerisce Mirabella: unEris si cela ovunque, perfino durante le nozze regali, immaginiamoci in quelle dei poveri borghesi.
«Il modo di oggi spiegato dagli antichi» recita il sottotitolo di questo gradevolissimo e originale libro.
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