Cultura e Spettacoli

Ci mancavano solo le barricate su Zerocalcare e il "romanesco"

Strappare lungo i bordi ha fatto "er botto", anche di critiche, mosse da parte di certi italiani un po' snob che guardano i film in lingua originale ma si lamentano del "romanesco"

Ci mancavano solo le barricate su Zerocalcare e il "romanesco"

Non avrei voluto. Davvero, sul serio. Ma alla fine un appunto su questa diatriba nata intorno alla nuova seria di Zerocalcare, Strappare lungo i bordi, è necessaria. Perché ormai è così che va: a forza di leggere critiche, articolesse e commenti sarcastici, anche se ti eri proprio riproposto di non scrivere neanche un h per evitare d'essere l'ennesima pedina della polarizzazione del dibattito che ormai accompagna ogni argomento da un lustro - dalla cipolla nella carbonara alla ritirata degli americani dall'Afghanistan - qualcosa te la strappa sempre fuori.

D'impulso io a quelli che la fanno tanto lunga sull'idioma romanesco e sul tono "strascicato" (scrive un'Avvelenata a me assai simpatica) mantenuto immutato e originale da Michele Rech (alias Zerocalcare), scriverei sfruttando la passivoaggressività dei caratteri maiuscoli "SE NON CAPITE IL ROMANESCO METTETE I SOTTOTITOLI IN ITALIANO COME QUANDO GUARDATE I VOSTRI FILMETTI SVEDESI IN LINGUA ORIGINALE PE' FA' I MATTI IN VINERIA CON LA TIZIA/TIZIO CHE VE SIETE RIMORCHIATI IN BIBLIOTECA E NON SCUCITECI LA FODERA DER CA**O". Ma facendo il redattore non dovrei.

Anzi, dovrei mantenere la medesima sobrietà dell'artista, che in risposta all'ondata di critiche su Twitter si è limitato ad un laconico cinguettio che vale la pena d'esser citato: "Madonna rega' ma come ve va de ingarellavve su sta cosa". Perché Zerocalacare, geniale e originale, non poteva di certo abbandonare il suo dialetto, e nella serie, e nel commento per commentare la commentata serie. (Interessante è tra l'altro, l'origine del termine che ho appreso derivare dal "giudeo italiano", più noto come giudeo romanesco, e proviene dalla parola "ngarel" che significherebbe "non circonciso", e lascia spazio per una bella ricerca sui dialetti generati dalla diaspora ebraica ma vabe'.)

Perché tornando a noi, io non ricordo tanti sollevatori di polemiche quando nel 2008 abbiamo visto Gomorra di Matteo Garrone. Né ho mai visto alzare delle barricate di foyer di un teatro tra un atto e l'altro della La Locandiera di Goldoni... che come dicevano in un gran film "è tutta in veneziano". Sarà perché l'abbiamo capita, nonostante tutto, per via della "gestualità" (cit.), o perché prima la polarizzazione nel dibattitto era meno netta, priva di egocentrici bastian-contrari di professione, e di social network. Vai a capire.

A bocce quasi ferme, se un prodotto così ben confezionato e così profondo nel tema trattato con una delicatezza che non stenterei a definire toccante (anche per chi non ha mai avuto a che fare con il tema, non spoilero), può attrarre delle critiche - l'unica che si può muovere al massimo è la scelta di rielaborare una vecchia trama che pare sconosciuta ai più - evidentemente deve essere strettamente legata non a un gusto estetico, o critico, o a un feticismo nel campo idiomico degno del colonnello Pickering di My Fair Layd, ma dalla mancanza di una sensibilità adeguata. Nonché del potere del medium nella trasmissione del messaggio della succitata tematica e di quella parte di pubblico che potrebbe trovarvi un appiglio "serio".

In quel caso si può sempre tornare a guardare Squid Game, al Grande Fratello Vip, al Gattopardo, a Bombolo. Insomma un po' a quello che ve pare. Ma il consiglio personale e spassionato, di un romano (ndr), resta quello di rivederlo con i sottotitoli. Tanto di base è un fumetto. Vi troverete. In ultima battuta, e per essere onesto intellettualmente, ho apprezzato molto una freddura letta l'altra sera sulla bacheca di un comico da stand-up, Giorgio Veloccia, che scriveva: "Siete passati dall'immedesimarvi in Joker al sentirvi dei rincoglioniti di Ponte Mammolo". Perché il punto è anche un po' questo. Ai grandi estimatori come ai grande detrattori: o facciamo un po' meno, o facciamo un po' di più. Dato che nella maggior parte delle nostre singole e minuscole realtà, il nostro approccio alla vita non fa profondamente ride' e il mondo non l'ho visto in andare in fiamme per ribaltare quello status-quo iniquo sviscerato nella pellicola di Todd Phillips. Anzi..

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