Cultura&Spettacoli

Federalismo, devoluzione, centralismo, statalismo, unità nazionale. Attorno a questi termini si è polarizzata tutta la discussione politica degli ultimi anni. Racchiudono l’ansia di riforme che attraversa l’Italia. Ora, anche sotto la pressione della situazione economica, la scelta e il cambiamento non sembrano più essere rimandabili. E questo rinfocola il dibattito. Così, in questa pagina il Giornale prova a fare il punto sulla questione federale, che potrebbe essere il vero volano della riforma del Paese oppure il suo scacco definitivo. Per pensatori liberali, infatti, come Piercamillo Falasca e Carlo Lottieri, il federalismo è la ricetta che può risvegliare il meridione e trasformarlo in una «tigre mediterranea». Tesi che i due autori hanno argomentato nel loro recentissimo «Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno». Per Domenico Fisichella, scienziato politico, ministro, e parlamentare di lungo corso che ha appena dato alle stampe «La questione Nazionale. Per una critica del federalismo», al contrario la tentazione federale potrebbe essere una pericolosa «chimera».

Un filosofo come Massimo Cacciari, che ci ha concesso una lunga intervista, si concentra invece sull’importanza della creazione di un senato delle autonomie come organo che dia vita ad un federalismo soprattutto amministrativo e fiscale. Per l’economista Geminello Alvi il federalismo non basta e il rischio è quello di una «secessione». La discussione è aperta e non rimandabile a data da destinarsi.

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