Dieci anni con Mafalda, contro il sistema (e la minestra)

D ieci anni con una bambina davvero «pedantona», come disse Manuel Vázquez Montalbán. Dieci anni d'empatia tra un autore e la sua creatura. Sono, appunto, i Dieci anni con Mafalda del fumettista argentino Quino, ora raccolti in un albo celebrativo (Magazzini Salani, pagg. 190, euro 15). Una selezione ragionata delle avventure di quest'icona del fumetto, che copre l'intera sua vita in edicola, dal 1964 al 1973. L'antologia, realizzata da Esteban Busquets, finora inedita in Italia, contiene tutti i topoi d'un fumetto spiazzante, ironico, opinabile nelle tesi veicolate, mai banale. Non può essere banale, una bambina di sei anni che pone al mondo adulto quesiti sulla guerra (Vietnam, soprattutto), la fame nel mondo, l'ecologia. Mafalda la contestataria, s'intitolava la prima raccolta pubblicata in Italia da Bompiani, nel «caldissimo» 1969. Ma mai Mafalda l'ideologica, altrimenti non sarebbe un mito tutt'oggi. Per fortuna, c'è la Mafalda umanissima che grida come tutti i suoi coetanei che la minestra proprio no, o quella acuta e irridente che innesca vere crisi di nervi nei suoi interlocutori grandi e seri, con la tattica più vecchia della storia, socratica: continuare a chiedere «perché?».


La sinistra ne ha fatto, e ne fa, un'eroina di riferimento, questa raccolta ce la restituisce nella sua godibilità di personaggio di carta. Quello che per dieci anni sequestrò la vita creativa del suo autore Quino, consegnandolo però all'empireo delle vignette, e del costume. Soprattutto, quello che continua a ripeterci che la minestra, proprio no.

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