La «sala A» del Teatro Parenti a Milano aveva ieri l'aspetto ovattatamente alchemico della sinagoga. Merito certamente di Arturo Schwarz, 90 anni, che sta al Surrealismo come Cristo sta al Cristianesimo. Ma non ditelo a Schwarz (storico dell'arte, saggista e poeta di valore mondiale), altrimenti diventa paonazzo e urla - come ha fatto l'altra sera - che il «Cristianesimo è il pensiero più violento e oscurantista nella storia dell'uomo». Concetto che, espresso da un «trotskista» (quale Schwarz ha l'orgoglio di definirsi), risulta piuttosto «surreale», appunto. Un uomo - Schwarz - che giura di riconoscersi in parole come «amore» e «rispetto per tutte le altrui idee», ma che poi confessa «che mai avrebbe fatto entrare nella sua galleria il pittore fascista, Mario Sironi». Piccole, insignificanti contraddizioni nella grande vita di un uomo grande, dove però non manca qualche piccolezza. Peccato che nessuno in sala (noi compresi) glielo abbia fatto notare. Natalia Aspesi e Demetrio Paparoni hanno preferito fargli domande di altro tipo, riempiendo la sala d'incenso. Una serata interessante a corollario della presentazione di un'opera veramente impegnativa: «Il Surrealismo Ieri e oggi - Storia, filosofia, politica» (Collana Saggi Skira).
Un volume, frutto di oltre dieci anni del lavoro in cui Arturo Schwarz, si propone di presentare il Surrealismo non solo come movimento letterario e artistico, ma come filosofia di vita. Nel Libro Primo, l'autore, uno dei massimi esperti del movimento, ne documenta la permanenza, sottolineando quanto esso sia più attuale che mai. A ulteriore conferma, il Libro Secondo presenta un'esaustiva antologia dei testi pubblicati dai vari gruppi surrealisti tuttora attivi.
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