Essere Venere è facile. È essere bombe sexy il difficile. La storia del fascino femminile e la storia dell'arte hanno insegnato che la Venere di Botticelli - seno piccolo, fianchi inesistenti, spalle strette - nasce bella, anzi bellissima. Ma non sensuale. Fissa i canoni del Bello, ma prende pochi punti sulla scala del Sesso. La donna che stravolge i sensi, conquista l'uomo e cambia il corso della storia del costume, dando il meglio di sé in costume e non nuda, non è la donna-dea, ma la donna-madre, un po' sposa un po' puttana: curvilinea, morbida, seno grande, vita stretta, fianchi rotondi, cosce solide (e trucco, tacchi, lingerie ). Meno ideale di Venere, ma più carnosa. La letteratura, la pittura, la scultura, la fotografia, il marketing hanno sempre giocato, e continuano a farlo, con le sinuosità femminili. Non è vero che l'uomo preferisce le linee dritte e sottili, neppure quando guida. Adora le curve, sempre.
Il mito crea eroine, il desiderio immagina bombe sexy. Non è stata la Natura, né un dio, ma Roger Vadim - un regista ma prima di tutto un uomo - a creare Brigitte Bardot.
Sulla strada del fascino, dell'erotismo e della sessualità il fenotipo vincente è la bomba sexy, che i decenni hanno declinato via via nella versione pin up, «maggiorata», coniglietta di Playboy , ragazza fast food all'epoca di Drive In , velina a là Canalis ai tempi di Striscia la notizia o Kim Kardashian nel presente digitale dei selfie. Mae West, primo sex symbol della storia del cinema, una che per le sue forme tondeggianti diede il proprio nome al giubbotto di salvataggio dei piloti della RAF, diceva che «la curva è la più graziosa distanza fra due punti».
Punto primo: la femminilità con la «F» maiuscola, da Marilyn Monroe a Belén Rodríguez, ha canoni precisi: labbra polpose, decolleté, fianchi sinuosi, gambe lunghe, un neo, ossia una qualsiasi piccola imperfezione. Ecco ciò che fa esplodere la se(n)ssualità, incendia l'uomo, cambia i costumi di un'epoca, fa deflagrare come l'atomica sull'atollo Bikini un tabù secolare.
Punto secondo: bomba sexy non si nasce. Si diventa.
Ecco. Il saggio glamour e patinato e sanamente a-femminista di Valeria Arnaldi Bomba sexy. Storia e mito della femminilità a cavallo del millennio (Ultra, pagg. 218, euro 22) racconta come cinema, arte, letteratura, tv, cartoon, videogame, pubblicità e design hanno imposto nel Novecento il modello «bomba»/bambola, e come gli uomini e le donne attraverso moda, cosmetica e chirurgia estetica hanno scelto di incarnare la bellezza in tali forme. Si parte da Rita Hayworth, che era il nome d'arte di Margarita Carmen Cansino, latina d'origine, molto mediterranea, e si finisce con gli spot di Dolce&Gabbana (la colonna sonora, in appendice, arriva fino a ***Flawless di Beyoncé, 2014). L'arco temporale (meglio: la curva) è preciso: da Gilda , personaggio-icona portato con successo al cinema dalla Hayworth nel 1946, fino a oggi. È qui che s'innesca ed esplode il mito della donna bomba&bambola quale essenza della femminilità. Leggermente anticipato dalle morbide pin up negli anni Quaranta, è a partire dal dopoguerra, quando si cerca l'abbondanza a lungo cancellata dal secondo conflitto mondiale, che s'impongono le misure, lo stile e le qualità della bomba sexy: rotondità, morbidezza, voluttà, sfrontatezza, e soprattutto consapevolezza di sé, del proprio corpo, del proprio potere e del proprio dovere (la battaglia per i diritti la lascia alle femministe): ossia piacere al maschio dalla punta della lacca alla linea bianca della french pedicure . Poi, basta indossare lo stiletto.
Dio creò la donna. Ma l'uomo si è inventato per sé la femmina. E sono due cose diverse.
La linea evolutiva, precisa come la cucitura delle calze di nylon, parte nel 1945 e arriva a oggi: nel '46 il sarto francese Louis Réard crea il bikini, Marilyn Monroe diventa Marilyn Monroe, cioè la diva, nel '53 con Niagara , Et Dieu... créa la femme è del '56, tre anni dopo entra in produzione la Barbie , Ursula Andress esce dall'acqua in costume da bagno bianco in 007-Licenza di uccidere del 1962, la minigonna è del '63, la fanta-bellezza di Jane Fonda in Barbarella del '68, Madonna canta Material Girl nell'85, Kim Basinger si spoglia in 9 settimane e ½ nell'86, Jessica Rabbit prende animazione nel 1988, la prima copertina di Playboy di Pamela Anderson è dell'ottobre 1989, Sharone Stone dà il meglio di sé in Basic Instinct del '92, Charlize Theron in uno spot Martini del '93, il push-up diventa moda nel '94, Sex Bomb di Tom Jones esce nel 2000...
e se si volesse vedere in un'unica donna tutte le caratteristiche fashion-fisiche della bomba sexy basta guardare le foto di Olivia Jordan, dall'Oklahoma, nuova Miss Usa 2015. Cronaca di questi giorni. Il resto è storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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