La fortuna di saper soffrire

L’autore ci conduce attraverso i saloni nei quali si sta svolgendo una festa nella quale gli invitati esibiscono maschere grottesche, quasi a prendersi gioco, da forti, del destino dei deboli.

La fortuna di saper soffrire

Cosa spinge alcuni esseri umani a produrre arte? Cosa si nasconde nell’anima di chi decide di fissare su un foglio bianco o su una tavolozza quelle sensazioni che renderanno emotivamente partecipi milioni di individui a lui sconosciuti? Chi sono i grandi uomini che hanno scritto pagine che ci hanno commosso, aiutandoci a guardare dentro di noi, fino a pensare “anch’io provo quel sentimento, ma non ero ancora riuscito a metterlo a fuoco”, da dove arriva quel grado di percezione superiore?

Non è facile rispondere, ma è comunque interessante approfondire questa domanda anche se sarà impossibile dare risposte precise.

Non si può che partire dalla considerazione che quasi tutti i grandi artisti hanno avuto vite molto difficili, spesso disperate: le tragedie, interiori e non, spesso ci paralizzano, ci portano a chiuderci in noi stessi pensando che mai più riusciremo a risalire dal buco nero nel quale siamo precipitati. E invece è proprio dalle pieghe di quei meandri che alcuni riescono a trovare forza e ispirazione, affrontando le tristezze, le angosce e perfino i demoni più spaventosi.

Edgar Allan Poe è sicuramente uno degli scrittori più vituperati dal destino, la sua non lunga esistenza è stata caratterizzata dalle perdite, le persone che più amava non gli sono sopravvissute: il suo percorso di vita lo ha portato in bilico su precipizi che lo inorridivano e lo affascinavano, dai quali sempre meditava di gettarsi. Depresso, alcolista, terrorizzato e allo stesso tempo fiero della sua pazzia al punto di ritenerla “più sublime dell’intelligenza” ha cavalcato ogni suo disagio con il piglio del genio, diventando l’iniziatore del racconto poliziesco, della letteratura dell’orrore e del giallo psicologico: tutti gli scrittori di questi generi, arrivati dopo di lui, faranno i conti con la sua opera. L’unione di diverse tradizioni narrative genera con Poe un preciso canone letterario, segnando la strada in maniera indelebile.

È il meno americano degli scrittori del suo paese, le sue discendenze, i suoi viaggi, la sua cultura così “gotica” lo collocano in Europa, non a caso il relativo successo che ottiene in vita lo raggiunge proprio nel nostro continente. Dalla sua parte, va detto, ci sono un’immaginazione così fervida da sembrare soprannaturale, una smisurata fantasia e soprattutto un impeccabile dosaggio degli ingredienti: impossibile annoiarsi, difficile chiudere un suo libro prima di leggere il finale.

Ne “I delitti della Rue Morgue” ci mostra la sua incredibile lucidità, da fine enigmista traccia i contorni di una storia così incredibile da sembrare soprannaturale.

L'audiolibro de "I delitti della Rue Morgue" non è più disponibile qui. Presto tutti gli audiolibri di Enrico Ruggeri saranno pubblicati assieme e resi disponibili su ilGiornale.

Da oggi puoi ascoltare Ruggeri che legge Guy de Maupassant

Ci insegna a non confondere lo straordinario con l’astruso, o, peggio, con l’impossibile: l’analisi e la ragione condurranno il lettore, attraverso il primo romanzo poliziesco della storia, in un dedalo di ipotesi da scartare, di elementi “sbagliati”, di vicoli ciechi. Un delitto terribile che, sembrerebbe, non può che essere opera del Diavolo! Quando sembra non ci siano più strade percorribili il protagonista, un non-investigatore, un antieroe, dimostra che l’intelligenza, se accompagnata da una eccezionale apertura mentale, può governare il Caos!

Non si può non restare affascinati di fronte al lucido percorso mentale del giovane Dupin, padre di tutti i “colleghi” che arriveranno, da Sherlock Holmes a Poirot, fino a Nero Wolfe e Maigret, tutti gli devono qualcosa... compreso il fenomenale effetto-sorpresa dell’epilogo, quando il lettore, battendosi la mano sulla fronte, dirà “Non è possibile!” proprio mentre si accorgerà che, invece, è esattamente il contrario, la soluzione era una ed una soltanto!

Ma la schizofrenia di Edgar Allan Poe si evidenzia nell’incredibile varietà della sua vena letteraria: ne “La maschera della Morte Rossa” ci trasporta in un luogo (o in un “non-luogo”?) completamente diverso, come se l’autore usasse una parte del suo cervello totalmente differente da quella del racconto precedente.

L'audiolibro de "La maschera della Morte Rossa" non è più disponibile qui. Presto tutti gli audiolibri di Enrico Ruggeri saranno pubblicati assieme e resi disponibili su ilGiornale.

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Il fatto che il terrificante racconto abbia come argomento una terribile pandemia rende il tutto più angosciante, dati i tempi che abbiamo vissuto: Poe non specifica il periodo storico, non ci dice dove si svolge la tragedia, possiamo immaginare un secolo tra il medioevo e l’invenzione dell’elettricità (tutto si svolge alla luce di enormi candelabri) e un luogo nel centro del Vecchio Continente, ma nulla più. In bilico tra una Capalbio e un Billionaire di un tempo lontano un ricco nobile si illude di sfuggire a una terribile pestilenza chiudendosi in un castello, circondato dai suoi pari. Il “chiuso” è privilegio e salvezza, il disprezzo dei forti nei confronti della plebe porta il lettore ad augurarsi giustizia, fino quasi a compiacersi per un finale questa volta già annunciato... L’autore ci conduce attraverso i saloni nei quali si sta svolgendo una festa nella quale gli invitati esibiscono maschere grottesche, quasi a prendersi gioco, da forti, del destino dei deboli. Ci porta a capire che l’epilogo avverrà nell’ultimo salone, quello nero, nel quale nessuno osa entrare, mentre il tempo viene scandito dai rintocchi di una pendola che pare voler ricordare a tutti il vero motivo della segregazione, pochi istanti di impaurita consapevolezza prima di tuffarsi di nuovo tra la musica e l’allegria sfrenata...Così il momento dell’inevitabile epilogo porta con sé un mistero che rimarrà irrisolto, anche se ci saranno molte conclusioni da trarre: quando si perde il contatto con la realtà la paura diventa panico, mentre il controllo assoluto degli eventi è pura illusione, fino ad assistere al genuflettersi del denaro e del potere davanti alla Morte.

Prigioniero dei suoi fantasmi Poe trasforma la sua follia in filosofia: la sua vita così sofferta è diventata una lunga

poesia fatta di intelligenza, incubi, terrore, simbologia e soprattutto un disperato grido di aiuto intriso di struggente dolcezza. Che la sua anima riposi in pace assaporando la Gloria di chi sopravvive al passare dei secoli.

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