La famosa intervista di papa Francesco a Civiltà cattolica dovrebbe avere chiarito a questo punto il programma del pontificato Bergoglio e gli spunti di perplessità che certe affermazioni «a braccio» alla stampa o certi gesti avrebbero generato in alcuni. È sembrato che, per esempio, il primo viaggio proprio a Lampedusa tra i clandestini sia stato frutto di un impulso dopo aver visto in tivù le immagini dell'ennesimo naufragio. Gli auguri ai musulmani per il ramadan, le telefonate improvvisate a comuni fedeli, gli scambi di zucchetto in piazza, le esortazioni ai disoccupati a «lottare» per il lavoro, il rifiuto di scarpe rosse, ornamenti d'oro, residenze vaticane, l'uso di auto di serie seduto accanto al guidatore; tutto questo, insomma, avrebbe fatto pensare a certuni che l'ex arcivescovo di Buenos Aires continui a comportarsi come ha sempre fatto e a considerare l'intera cattolicità come se fosse una delle periferie degradate della capitale argentina. L'atteggiamento da simpaticone (squilla il cellulare: ciao, sono papa Francesco) o l'interlocuzione privilegiata con Eugenio Scalfari (promuovendolo «papa» dei laicisti), autorizzerebbero a ritenerlo.
Ma l'intervista a Civiltà cattolica ha spazzato ogni dubbio: il papa sa quello che fa, e quello che fa è parte di una precisa strategia. Eccola, in sintesi. L'uomo contemporaneo è ormai completamente plagiato da una cultura relativistica che ha azzerato ogni valore sia divino che umano. Parlargli di principi non negoziabili è pura perdita di tempo: non li capisce più. L'attacco di secoli al principio di autorità ha stravinto e la gente non sopporta più i maestri. Ma la civiltà odierna è anche un tritacarne che aumenta esponenzialmente il numero degli scarti. L'uomo moderno, ferito e maciullato dal lato oscuro della modernità (che, promettendo felicità a tutti, ha realizzato un grado di malessere mai visto), allorché giace a terra sanguinante bada solo alla mano che lo risolleva e cura, poco importandogli se è di un Samaritano (cioè, esponente di una categoria che gli è stato insegnato a odiare). Ecco, dunque, il programma: aprire le braccia ai sofferenti e ai drop-out, senza polemizzare, senza controbattere, senza rinfacciare gli errori. Dopo che la corazza mentale sarà stata dissolta dalla condizione di bisogno, il disgraziato vedrà nella Chiesa una madre misericordiosa e non, come gli è stato inculcato, un centro ideologico di potere. Il problema urgente è la crisi di fede, di cui la crisi morale è solo conseguenza. Da qui, dice papa Francesco, bisogna ripartire. Da zero. Alla luce di ciò il modus operandi di Bergoglio appare più chiaro.
Quella che sta proponendo è una sorta di gigantesca «scelta religiosa» da parte dell'intera Chiesa: curare in primis le umane sofferenze, poi, solo poi, insegnare il catechismo e tutto il resto. Da qui anche la reticenza a parlare di temi «scomodi» come nozze gay, aborto, eutanasia. Dice: quale sia la posizione della Chiesa su questi argomenti lo sanno tutti ed è inutile che il papa la ripeta continuamente. Epperò -vien da pensare- anche il primato dell'ortoprassi sull'ortodossia (per usare un linguaggio da addetti ai lavori clericali) è un dèjà vu.
Dal primato al distacco, poi, il passo è breve, e una prassi slegata dall'ortodossia l'abbiamo già vista nella famosa «teologia della liberazione». Se non inietti costantemente nella prassi la tua dottrina, un'altra ne prenderà il posto, magari una che le somiglia: ieri il marxismo, oggi il buonismo relativista. È un rischio, speriamo calcolato. Trasformare l'intera Chiesa in una Caritas sarà sufficiente alla nuova evangelizzazione? Dare alla gente quell'immagine della Chiesa che la gente vuole (assistenza gratuita, silenzio sul peccato e l'errore) è davvero l'idea vincente? A queste domande solo il futuro potrà rispondere.
Ma almeno un esempio nel passato c'è, Madre Teresa, che in India faceva esattamente quel che papa Bergoglio indica a tutti i cattolici oggi: la carità silenziosa. Assisteva lebbrosi e moribondi senza aprir bocca sulla dottrina di Cristo: gli indiani, che già la accusavano di proselitismo, avrebbero cacciato lei e le sue suore. Ma cosa rimane in India di tanto duro lavoro sugli «ultimi»? La cristianizzazione del subcontinente galoppa? I cristiani locali non vengono più perseguitati?
In attesa, comunque, che la strategia «samaritana» di papa Bergoglio dia risultati, ci si chiede quanto rimanga utile un Cortile dei Gentili, dispendiosa passerella per Scalfari & Odifreddi vari. Così il famoso «dialogo», e pure l'ecumenismo, la teologia e l'apologetica, vecchi arnesi che, come lo stesso catechismo, nulla dicono all'uomo contemporaneo; anzi, ci sta che lo infastidiscano e respingano. «Scelta religiosa», dunque.
Del resto, l'ha già fatta il «popolo di Dio» di sua iniziativa, disertando le parrocchie e riversandosi nei santuari mariani: basta andare a Medjugorje per rendersene conto. Qui, pure la Madonna va al sodo: non parla di catechismo e di dottrina, ma dice solo «convertitevi, pregate, digiunate». Forse perché è vicina l'ora di chiudere il sipario? Chissà...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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